La Chiesa di Sant’Agostino ha altri tesori che possono essere ricondotti ad altri grandi pittori del ‘300? Per adesso nulla di ufficiale. Ma i segnali vanno in questa direzione. Pochi giorni fa in visita a Montalcino c’era Gaudenz Freuler, tra i massimi studiosi di storia dell’arte internazionale. Freuler ha dedicato gran parte dei suoi studi all’opera di Bartolo di Fredi, tra i più importanti pittori senesi del Trecento, e attivissimo a Montalcino, dove, primo tra tutti, ha affrescato il monumentale coro della Chiesa di Sant’Agostino che gli ultimi restauri stanno riportando a nuova vita. I lavori sono commissionati dal Seminario Vescovile di Montalcino, in un progetto dell’architetto Edoardo Milesi & Archos s.r.l. per Arcidiocesi di Siena Colle di Val d’Elsa Montalcino e Comune di Montalcino, i cui lavori sono finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana (Cei), dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Bertarelli. Sulle opere di Bartolo di Fredi, il professor Freuler ha scritto all’inizio degli anni ’90 una monumentale opera, ma che è solo in lingua tedesca. E, in occasione del suo ritorno a Montalcino, una sua visita alla Chiesa di Sant’Agostino era per certi versi “obbligatoria”.
La Montalcinonews ha incontrato il noto studioso, per fare il punto della situazione. E ottenendo alcune succose anticipazioni. “Ammetto che all’inizio ero angosciato - spiega Gaudenz Freuler - perché non sapevo cosa avrei ritrovato. Anche perché negli anni ‘90 avevo visto che gli affreschi erano in deperimento, soprattutto quelli dell’abside. Invece ritornando, sì, nell’abside ci sono perdite dolorose, ma quello che è stato recuperato permette oggi di leggere molto meglio queste testimonianze artistiche importanti di Montalcino. Oserei anche attribuire certe opere a pittori determinati, però ci vuole chiaramente uno studio approfondito, anche se delle ipotesi di lavoro le avrei. Qui erano a lavoro pittori importanti, gli affreschi sopra la Fonte Battesimale sono di una imponenza monumentale notevole che fanno anche intuire nomi che adesso non vorrei dire ma che però rimandano alla grande generazione dei pittori del ‘300, come Niccolò e Francesco di Segna”, attivi a Montalcino come lo erano i Lorenzetti e Luca di Tommè, come testimoniano le loro raffinate opere conservate nel Museo della città (purtroppo chiuso, almeno per ora, anche se, come confermato dal sindaco Silvio Franceschelli alla Montalcinonews pochi giorni fa, la riapertura è questione di giorni insieme al Museo del Tartufo a San giovanni d’Asso), e che ne fanno uno tra i più ricchi dopo quelli di Siena.