In soli due anni il danno da ungulati è più che raddoppiato. Nel 2015, nell’Atc Siena Nord (18 Comuni del senese, tra cui Montalcino), sono spariti 4.000 quintali d’uva. Nel 2016 6.000, nel 2017 8.200. Si stimano 600.000 bottiglie di vino di alta qualità andati perduti, dal Brunello alla Vernaccia, dal Chianti Classico al Nobile. Bastano questi numeri per capire la situazione d’emergenza in Provincia di Siena, dove oltre all’allarme cinghiale si è aggiunto quello dei caprioli (se ne contano 40.000). Non solo, perché su Montalcino ultimamente si è affacciato in maniera preoccupante anche il daino.
Si spiega così l’avvio nelle prossime settimane del piano di contenimento di caprioli in cinque zone dell’Ambito Territoriale di Caccia Siena Nord. Montalcino, però, al momento è esclusa. “Avevamo chiesto altre zone, ma purtroppo l’Ispra non ce l’ha concesso. Diciamo che è un primo passo per abbattere il muro conservativo”, spiega alla Montalcinonews il presidente Atc Siena Nord Roberto Vivarelli. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’ente pubblico che si occupa di protezione ed emergenza ambientale, ha infatti deciso di attivare l’articolo 37 della legge regionale 3/94 (che estende la caccia anche nelle aree di cattura e ripopolamento) nelle zone di Siena, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, Monteroni d’Arbia e Ville di Corsano.
“Vi posso anticipare che stiamo lavorando per presentare in Regione un piano straordinario in alcune aree particolari, dal Brunello al Chianti Classico fino alla Vernaccia - continua Vivarelli - sceglieremo alcune aziende tra quelle che hanno avuto maggiori danni (4-5 di Montalcino, ndr)”. Il piano, in fase sperimentale, potrebbe già partire in prossimità della vendemmia per poi proseguire nel periodo gennaio-aprile 2019. I vigneti delle cantine selezionate verrebbero presidiati da cacciatori, fuori dal periodo di caccia di selezione, per procedere all’abbattimento o perlomeno all’allontanamento.
I tempi cambiano e adesso il problema non è più (e soltanto) il cinghiale, spiega Vivarelli. “Il capriolo è responsabile del 40% dei danni. L’Ispra ha una visione abbastanza conservativa mentre c’è un segnale positivo dalla Regione, l’assessore Remaschi ci sta mettendo la faccia. Non so la reazione del mondo ambientalista, ma chi associa i caprioli a Bambi deve capire che è un accostamento sbagliato. Stanno facendo un danno economico enorme a una viticoltura di grande pregio mondiale. Se c’è un fiume che esonda, non è che non si alzano le sponde perché sono esteticamente brutte. Noi non vogliamo le stragi, ma semplicemente riportare l’equilibrio. Come Atc Siena Nord siamo dalla parte di chi subisce il danno”.