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“Avevamo già notato da tempo questi due cippi, senza però approfondire la questione. Poi ci è venuto in mente di chiamare uno dei nostri vini con un nome etrusco, anche per via delle origini di Montalcino. Il professor Cappuccini, ordinario di Archeologia all’Università di Firenze, ci suggerì il nome di Turan, dea della primavera, della lievitazione del pane e della trasformazione dell’uva in vino. Gli chiesi di dare un’occhiata al cippo (l’altro è un falso, una riproduzione, ndr), disse che era autentico ed estremamente interessante nelle sue dimensioni. Parliamo di 1,40 metri, quando la normalità è 80-100 cm”. Silvia Nardi, presidente di Tenute Silvio Nardi, racconta alla Montalcinonews la scoperta di un cippo etrusco davanti alla chiesetta della proprietà di Casal del Bosco, a Montalcino. Il cippo è stato denunciato al Ministero dei Beni Culturali e “dobbiamo decidere dove posizionarlo”, aggiunge Nardi, che per l’occasione ha organizzato nella sua tenuta un piccolo incontro-dibattito curato dall’ingegnere Luciano Vagni, che dirigendo i lavori di consolidamento del Duomo di Perugia ha scoperto un preziosissimo strato etrusco.
“Le scoperte di Perugia sull’urbanistica dell’Etruria legata all’urbanistica del cielo ci conducono a Montalcino - spiega Vagni alla Montalcinonews - una zona sacra per eccellenza, circondata dall’Asso, dall’Orcia, dall’Ombrone e dal Serlate. Sembra di vedere il Tigri e l’Eufrate in Mesopotamia. Un microcosmo che rappresenta il polo celeste dell’Etruria. Murlo è una zona importantissima, ma il centro dei centri è qui, a Montalcino. Lo dimostra la pianta del cielo, come si può notare nel fegato di Piacenza, strumento usato per dialogare con il cielo”.
Vagni, nel corso dell’incontro, ha parlato di tanti aspetti, come le affinità tra la civiltà etrusca e quella moderna. “3.000 anni ci separano dagli etruschi, un tempo relativamente modesto. Siamo ancora portatori della cultura etrusca ma hanno fatto di tutto per farcela dimenticare”. E poi l’elogio alla loro cultura (“Aristotele ha scritto che le donne etrusche erano di malaffare, perchè mangiavano con gli uomini. Questo fa capire la differenza tra la civiltà etrusca e la civiltà greca”) e le forme che davano alle città, come Perugia (la cui immagine vista dall’alto ricorda quella di un busto umano). A proposito di mappa etrusca, per Vagni la zona nevralgica cade su Montalcino, mentre il cippo ritrovato è il “fallo più imponente dell’Etruria, direi un fallo da rigore! Non conta però la dimensione, ma la posizione. Nelle necropoli si trovavano davanti alle trombe, simbolo di fertilità nel futuro, come se si potesse fecondare dopo la morte. E in effetti le nostre cellule fecondano la terra. Siamo degradabili, siamo parte di un immenso universo”.
Alla fine Vagni espone i progetti futuri e si apre a nuovi sostenitori. Un assist raccolto subito dal sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli. “Ringrazio il professore - spiega il primo cittadino - e devo dire che stiamo pensando di fare un incontro al Museo Archeologico di Montalcino dove abbiamo alcuni reperti di un sito etrusco che sta proprio nel punto più alto del Comune, Poggio Civitella (“il più sacro in assoluto”, aggiunge Vagni). Abbiamo una carta archeologica che indica 100 siti archeologici nel nostro Comune. Quello che ha detto, professore, si riscontra con dati che siamo in possesso. Le scriverò una mail, se ci passa il suo materiale potrebbe nascere un gemellaggio”. Il dibattito si è aperto alle domande dei presenti, per poi chiudersi davanti ad un ricco buffet allestito da Tenute Silvio Nardi.
La giornata, così, ha raggiunto il suo scopo. Stuzzicare l’interesse verso un sentiero finora forse poco battuto. E chissà se, in futuro, arriveranno altri elementi che possano riscoprire il passato di Montalcino. “Non abbiamo ancora la certezza assoluta, ma il cippo etrusco era davanti alla chiesina che è orientata come i templi etruschi, Nord-Sud, anziché Est-Ovest come le chiese cristiane - conclude Emilia Nardi -. Chissà, andando avanti magari verranno fuori altre scoperte. Montalcino è già un’area turistica legata al vino ma può offrire qualcosa di più. In fondo il turista vuole sognare, andare indietro nel tempo, e possono crearsi opportunità per attirare più persone e creare ancora più ricchezza per il territorio”.
dati a cura di 3BMeteo
29 novembre 2024 08:00