Aumenta la tassazione, crollano gli investimenti (ma Montalcino è un’eccezione). Negli ultimi anni le entrate fiscali dei Comuni della Provincia di Siena sono cresciute del 113%, la spesa corrente è aumentata del 17% e quella per gli investimenti è calata del 47%. È la fotografia scattata dall’indagine del Centro Studi Sintesi Cgia di Mestre, per conto di Rete Imprese Italia di Siena, il coordinamento senese delle associazioni del commercio turismo e terziario (Confartigianato, Confcommercio, Cna e Confesercenti). Emerge una netta conferma delle percezioni più volte denunciate in questi anni: il drastico taglio dei trasferimenti dallo Stato ha spinto la maggior parte delle amministrazioni locali ad azzerare gli interventi di stimolo per l’economia locale, ed il congelamento agli aumenti di aliquota nel 2016 ha solo in parte mitigato l’insostenibile peso della pressione fiscale.
La ricerca ha analizzato i bilanci dei 35 Comuni della Provincia, incluso Montalcino. Alcune precisazioni, prima di passare a una valutazione approfondita, sono doverose. Primo: l’attuale Comune di Montalcino deriva da un processo di fusione portato a compimento il 1 gennaio 2017. Secondo: i dati mettono a confronto tre bilanci (2009, 2013, 2017) relativamente ai quali, per i primi due i Comuni di Montalcino e San Giovanni d’Asso risultavano ancora autonomi e per il 2017 il dato deriva dal primo anno di vita del nuovo Comune. Oltre alla peculiarità della situazione, quindi, non c’è neppure uno storico da porre a paragone. Inoltre, trattandosi di una media, sono numeri che non tengono conto di diverse variabili rilevanti.
Nell’ultima classifica delle entrate tributarie per abitante, Montalcino si colloca all’ottavo posto. Nel 2017 ogni cittadino, dalla mera analisi dei dati, risulterebbe aver pagato 820 euro, circa cento euro sopra la media provinciale. Si tratta come detto di una media, da prendere con le dovute precauzioni, come spiega Gloria Pignattai, assessore al Bilancio di Montalcino: “Il calcolo si basa sulla somma dei tributi diviso il numero della popolazione, ma il singolo nucleo familiare non paga quella cifra. Nel nostro territorio c’è un’importante presenza aziendale anch’essa parte del sistema della tassazione”.
Confrontando i tre bilanci, notiamo come dal 2009 al 2017 le entrate tributarie siano cresciute più del doppio (126%), da 2,15 milioni a 4,87 milioni di euro. Negli ultimi quattro anni però c’è stato un leggero calo (nel 2013 erano 5 milioni), dovuto soprattutto allo stop agli incrementi delle aliquote e all’abolizione dell’Imu sulla prima casa. Gran parte dell’aumento è dovuto alla gestione dei rifiuti, il cui costo, a seguito della fusione, è giunto fino a 1,8 milioni. “Sui rifiuti va fatta una distinzione - sottolinea Pignattai -. Il Comune di Montalcino ha un territorio di notevole estensione e una bassa popolazione demografica. Non dobbiamo prendere solo il dato superficiale e dividerlo per la popolazione. La tassa sui rifiuti deriva dall’alta densità di imprese e aziende, che hanno un’incidenza notevole”.
Negli ultimi anni, spiega Pignattai, i tributi sono rimasti pressochè invariati, mentre dopo la fusione, come consente la legge, sono state mantenute differenti le tassazioni tra Montalcino e San Giovanni d’Asso (saranno uniformate presumibilmente entro il 2019). Inoltre, il Comune di Montalcino ha intrapreso un percorso volto alla riduzione dell’impatto della spesa sui cittadini per i servizi, ad esempio la riduzione della spesa del trasporto scolastico dimezzato da 20 a 10 euro al mese. È stata poi modificata la tassa di soggiorno, per intervenire sul settore turistico e lavorare sulla destagionalizzazione.
Se le entrate tributarie sono più che raddoppiate, un motivo, a livello provinciale, è dato dal calo dei trasferimenti correnti, cioè quelle risorse che arrivano dallo Stato ma soprattutto dalla Regione e altri enti (in quest’ultimo caso, per Montalcino, siamo passati da quasi un milione ad appena 31.000 euro).
C’è un unico dato in controtendenza con quanto emerge dall’indagine di Rete Imprese Italia. Se da un lato le entrate in conto capitale sono crollate (e questo dipende da scelte del governo centrale, per vincoli di bilancio e tagli), dall’altro le spese in conto capitale sono cresciute (+29%, mentre la media provinciale è -47%). “Il Comune di Montalcino effettua sul suo territorio degli investimenti notevoli, che non derivano solo dalle risorse ricavate dalla fusione. È sicuramente un dato positivo per il nostro Comune”, conclude Pignattai.