Rapporto scuola-lavoro: quello che sembra oggi una novità assoluta nel panorama scolastico italiano in realtà non lo è poi così tanto, se consideriamo le esperienze pionieristiche che già decenni fa venivano proposte da qualche preside lungimirante, in settori in cui davvero il collegamento fra lo studio e la sua applicazione avevano una logica. Uno dei questi è stato sicuramente Narciso Diadori, fondatore dell’Istituto Tecnico Agrario Statale “Bettino Ricasoli” di Siena (oggi Istituto d’Istruzione Superiore), che introdusse nella sua scuola questa modalità di apprendimento/apprendistato, gettando le basi per un sistema che sarebbe stato istituzionalizzato e regolamentato a partire dal 2003, fino all’attuale legge n. 107 del 2015.
L’inventiva di Diadori e l’alternanza scuola-lavoro sono stati al centro della lezione tenuta il 1 febbraio scorso dal professore Andrea Mazzoni ai ragazzi del “Bettino Ricasoli” (dove Mazzoni ha insegnato per quasi vent’anni, dal 1977 al 1994) sul tema “Il post scuola fra impresa e professione nel settore viticolo enologico”.
Diadori, figlio di proprietari terrieri delle Marche emigrati sulle colline toscane e laureato in Agraria nel 1952 all’Università di Firenze, aveva ben chiaro un suo modello di scuola. “Una scuola seria, fondata su discipline apprese in classe, sotto la guida di docenti esperti della materia e pronti al dialogo - spiega Mazzoni - ma strettamente collegata alla pratica e al mondo del lavoro. Un mondo del lavoro che era lì, pronto ad accogliere i diplomati migliori a braccia aperte, nelle cantine, nelle imprese agrarie, nei laboratori e nelle aziende dove si richiedessero esperti delle più disparate aree legate al mondo della vinicoltura e della produzione agricola”.
Diadori aveva introdotto già nel 1982 la prassi dei momenti di studio in aula alternati a quelli di esperienza pratica, che poteva svolgersi nella serra e nello spaccio dove si vendevano i prodotti dei campi coltivati dagli studenti stessi (piante, vino, vinsanto, olio ecc.), oppure nelle aziende del territorio, dove i ragazzi si trasferivano per brevi esperienze di tirocinio, per esempio nei periodi della vendemmia, della potatura, delle fasi di realizzazione del vino. “Il collegamento fra teoria e pratica era garantito - continua Mazzoni - così come l’esperienza degli aspetti più concreti della professione: dal contatto con i clienti, a quello con i responsabili e con i proprietari delle aziende. E chi si faceva conoscere e apprezzare aveva già un porto sicuro per il dopo-diploma”.
Con lungimiranza, intuito e pragmatismo, per il corso specializzato in Viticoltura ed Enologia Diadori Diadori riuscì a realizzare un pacchetto di esercitazioni pratiche (viticoltura, enologia, zimotecnia, meccanica impiantistica e costruzioni enologiche) concentrando l’orario in una sola giornata, in modo da rendere efficace la lezione pratica operativa coordinandosi con le migliori aziende del territorio disponibili ad accettare questo tipo di rapporto e di didattica. Si trattava quindi di uno stage permanente e continuato con uscite a cadenza settimanale, che non interferiva assolutamente sull’orario delle altre materie teoriche ed evitava i tempi morti.
“Saper leggere il grande libro della natura - conclude Mazzoni - era per Diadori il più appassionante degli obiettivi, chi come lui ne amava ogni aspetto. Saper dare un futuro di lavoro e passione ai suoi ragazzi era un altro dei suoi scopi: per questo si prodigava per offrire loro occasioni di confronto con la vita reale, strettamente legate alle loro motivazioni di studio e ai loro interessi”.
Focus: Narciso Diadori, il preside che unì Siena e Montalcino
Narciso Diadori è stato un personaggio storico per il territorio senese, ma anche per Montalcino. Il suo legame con la città del Brunello affonda le radici nel 1952, quando fonda a Siena l‘Istituto Professionale dell’Agricoltura con l’obiettivo di formare esperti cantinieri, potatori, conduttori di macchine agricole e meccanici agricoli. L’Istituto, a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60, viene frequentato da tantissimi studenti provenienti da Montalcino, come Enzo Tiezzi, ex presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, o Gilberto Cosci di CastelGiocondo. Nel 1963, sempre a Siena, il Ministero della Pubblica Istruzione istituisce un Istituto Tecnico Agrario che avrà pochissima vita e durerà solo tre anni. Nel 1973 la necessità di riempire questo vuoto viene risolta sempre da Diadori, con un istituto privato per formare periti agrari. Nel 1976 Diadori, allora preside dell’Istituto Professionale di Firenze, viene chiamato come curatore fallimentare dell’Istituto da lui stesso creato nel 1952 e lo trasforma in Istituto Tecnico Agrario (l’attuale Ricasoli), che nel 1979 ottiene il riconoscimento della “Specializzazione in Viticoltura ed Enologia”, unica in Toscana ed ancora oggi fiore all’occhiello della scuola.
Ma il contributo offerto da Diadori a Montalcino non si esaurisce con l’educazione, la preparazione e la formazione di tanti ragazzi che hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi l’ossatura portante della classe dirigente nel mondo del lavoro vitivinicolo e agrario. Diadori, infatti, “fu il consulente dei due sindaci più lungimiranti di Montalcino, Mario Bindi e Ilio Raffaelli - afferma Andrea Mazzoni, professore di tecniche enologiche del Ricasoli dal 1977 al 1994 - i quali delinearono l’attuale sviluppo socio-economico della città”. In quegli anni si pose il problema se Montalcino dovesse divenire centro industriale su imitazione di Poggibonsi, Colle Val d’Elsa o Prato o se, come sostenne anche Diadori, dovesse seguire un indirizzo agrario, turistico e ambientale. Fu scelta la seconda strada, e il risultato è ben visibile oggi.