Giovani, anziani, una città intera e non solo. Sono davvero tanti i ricordi che si stanno sommando in memoria di Ivo Caprioli, un pezzo di storia di Montalcino la cui scomparsa ha lasciato immediatamente un grande vuoto in tutti coloro che lo conoscevano e gli volevano bene. In redazione è arrivata una bella lettera del professor Luigi Donati che pubblichiamo integralmente.
“Ho conosciuto Ivo Caprioli nei primi anni ’90 del secolo scorso, allorché venni a Montalcino per impostare lo scavo a Poggio Civitella. Persona cordiale, aperta, disponibile, fortemente legata alla sua terra ed al suo passato lontano e vicino, Caprioli mi aprì generosamente le porte dell’Associazione Ricerche e Studi di Montalcino mettendomi al corrente delle esplorazioni che, insieme all’inseparabile amico Assunto Pignattai, aveva fatto sul Poggio negli anni 1950-51, allorché, sotto la guida del grande archeologo senese Ranuccio Bianchi Bandinelli, furono praticati i primi saggi fra le rovine della muraglia difensiva che emergevano sulla sommità.
Un’esperienza che ha voluto lasciare a noi tutti con la pubblicazione di un libro (Montalcino. Diecimila ani di vita alla luce dei ritrovamenti archeologici, 1994), che è stata per me una preziosa fonte di informazione. Con grande entusiasmo, a partire dal 1993, partecipò insieme all’amico Pignattai alle annuali campagne di scavo che io dirigevo avvalendomi di studenti di tutto il mondo e di volontari. Una presenza preziosa quella sua e dell’amico, cui si aggiunse anche quella di Sergio Mulinari, validissimo curatore della parte amministrativa delle ricerche. Sono stati quindici anni di entusiasmante lavoro, in cui vedevamo emergere sempre più chiara una realtà inaspettata, consistente in un villaggio etrusco di VI - V secolo a.C., rimasto sepolto sotto la fortezza ellenistica degli inizi del III secolo. Due realtà che venivano ad aggiungersi ai due elementi su cui si fonda attualmente la notorietà di Montalcino: la bellissima fortezza medicea, che poteva ora vantare un antenato molto più antico a difesa della propria libertà nella fortezza etrusca, ed il Brunello, le cui lontane origini etrusche erano certificate dai vasi in bucchero adibiti all’uso specifico del vino, che venivano in luce fra i resti del villaggio arcaico.
Verso Caprioli ho un debito di gratitudine non solo per la conduzione degli scavi, ma anche per l’ospitalità: se al Comune si deve la disponibilità degli alloggi per me e gli studenti, ai quartieri si debbono le indimenticabili cene che allietavano le nostre serate, dietro le quali c’era sempre l’intervento organizzativo di Caprioli, attento quanto discreto. Perciò a lui, meritatamente, è stata dedicata l’ultima pubblicazione sugli scavi, a cura di Luca Cappuccini, che mi affiancò nei lavori sul campo e mi è successo nell’insegnamento di Etruscologia presso l’Università di Firenze: Poggio Civitella (Montalcino, SI). Un insediamento etrusco ai confini del territorio chiusino, Firenze 2014. È solo da sperare che il forte impegno economico profuso dall’attuale Amministrazione Comunale per ripristinare il Parco Archeologico e riaprire il Museo dove sono esposti i reperti degli scavi, possa giungere in tempi brevi a compimento: è un debito morale che sento fortemente nei confronti di lui e di tutti quelli che hanno creduto in questo progetto. Grazie, caro Ivo, a nome mio e di tutti i montalcinesi”.
Luigi Donati (Direttore degli scavi a Poggio Civitella - Già docente di Etruscologia nell’Università di Firenze - Segretario Generale dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi).