Oggi pomeriggio si è tenuta la presentazione della Fondazione Territoriale Brunello di Montalcino. Al Teatro degli Astrusi il presidente Fabrizio Bindocci ha illustrato alla cittadinanza i progetti dell’ente che era nato nel 2016 ma che solo oggi, di fatto, inizia la propria avventura. I soci del Consorzio ma anche il tessuto economico della città dovranno fornire il “carburante” necessario per far funzionare una macchina che sulla carta ha tutte le carte in regola per essere una risorsa molto importante per la patria del Brunello. Del consiglio, oltre al vicepresidente Remo Grassi, fanno parte il sindaco Silvio Franceschelli, Andrea Cortonesi, Emanuele Bartolommei e Bernardo Losappio come responsabile per il Comitato tecnico-scientifico. La Fondazione Territoriale Brunello di Montalcino, voluta dai produttori del territorio, inizia ufficialmente la propria attività. La realtà guidata da Fabrizio Bindocci potrà dedicarsi fattivamente alla propria missione che è quella di reinvestire a Montalcino parte dei profitti ottenuti dalla produzione e dalla vendita del Brunello. Il raggio d’azione sarà ampio e spazierà dal turismo al recupero e restauro di beni artistici e culturali ma interesserà anche il settore del sociale e dell’integrazione.
“Come ci è stato fatto notare - ha esordito Bindocci - è stato un parto travagliato ma come si dice, meglio tardi che mai. Molti pensano a Montalcino come è oggi ma tutto questo è stato reso possibile anche grazie ai piccoli e ai grandi produttori che hanno fatto squadra. Denominazione e territorio vanno di pari passo, perché se è vero che dentro alla bottiglia ci deve essere dell’ottimo vino è allo stesso modo importante crederci nel territorio. Il Consorzio, con i suoi 256 produttori, ha lavorato molto bene. Anche oggi un nostro amico produttore è andato in onda in televisione, ma quello che è importante è che ci sia sempre qualcuno in copertina. Montalcino è un territorio ricco ma vasto e che ha bisogno di aiuto. Ci sono tanti anziani, la Misercordia, ad esempio, necessita di mezzi, a volte c’è chi bussa alla porta del Consorzio che però deve dire di no. Grazie al contributo dei soci da adesso si potrà aiutare. A loro lancio un invito riprendendo le parole pronunciate da Papa Francesco: non bisogna avere la mano pigra per dare e veloce per prendere: cerchiamo di ricordarcelo. Siamo aperti ai suggerimenti su come investire ma saranno progetti mirati e utili, non verranno dati soldi a pioggia come è successo per altre fondazioni. Come primo progetto pensiamo alla Chiesa della Madonna del Soccorso che è molto amata dai cittadini. Sarebbe un bell’inizio. Montalcino comunque non deve essere solo vino, vorremo infatti valorizzare il territorio con altre produzioni. Pensiamo, ad esempio, a un certo tipo di grano, lo zafferano, il tartufo delle Crete Senesi che è una carta potenzialmente in grado di allungare e diversificare la stagione turistica. E poi l’olio, di cui spesso ci dimentichiamo, che non ha avuto i giusti meriti perché la concorrenza si chiama appunto olio extra vergine d’oliva che è anche quello dei grandi imbottigliatori. Ma con i giusti canali anche l’olio potrà crescere”. Patrizio Cencioni, presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, esprime soddisfazione perché la Fondazione è pronta finalmente a decollare. “Sono felice che il progetto sia giunto ad essere reale e operativo. Rafforzerà il ruolo del Consorzio. Esorto tutti i produttori a voler investire su questa Fondazione per attività che non sempre i contributi pubblici riescono a coprire”.
Il sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli (inserito nel board, in veste istituzionale e senza alcun ruolo politico, per un contributo alla migliore comprensione di quali siano ambiti e progetti che necessitano di maggiore intervento) prende la parola per allargare ulteriormente il concetto: “Montalcino è fortunata ad avere il Brunello ma anche il Brunello è fortunato ad avere Montalcino. La nostra biodiversità è reale. Il vino è l’imperatore del territorio ma ci sono anche tantissime altre produzioni. La Fondazione non è un nostro elemento di supporto perché il Comune è ricco e sta bene, ci sono sette milioni di euro in cassa. Non bisogna fermarsi, dobbiamo mettere a sistema tutto questo ben di Dio che abbiamo a disposizione. Se ne parlerà, ma personalmente penso che la Fondazione possa assumere anche la funzione operativa del distretto rurale di Montalcino. La Fondazione deve avere una funzione di valorizzazione e di crescita ed è aperta a produttori, cittadini e imprese”.
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