Quale futuro per il Museo Civico e Diocesano Raccolta Archeologica di Montalcino? Al momento, l’unica risposta possibile, è un grande punto interrogativo sull’argomento. C’è un post pubblicato su Facebook (il 5 gennaio) in cui si comunica che dal 1° gennaio la struttura, che vanta opere di prestigio assoluto a livello internazionale, rimarrà chiusa per ristrutturazioni ed adeguamenti. Ma non è dato sapere fino a quando. Chiuso dal primo giorno dell’anno, proprio in quelle settimane che hanno visto Montalcino popolarsi di turisti da tutta Italia molti dei quali, evidentemente, non avranno avuto modo di visitare i tesori custoditi nelle numerose sale del museo. Ci saranno rimasti male anche perché, prima della partenza, non ne erano a conoscenza della chiusura dell’edificio. Adesso però è il momento di pensare seriamente al futuro. Una volta per tutte. Che dovrà essere diverso perché, è opinione comune, il Museo Civico e Diocesano rappresenta una risorsa fondamentale per la città e con delle potenzialità non sfruttate ancora pienamente. E qui si ritorna alla solita domanda: a quando un progetto definitivo per il rilancio dei beni artistici, storici e culturali di Montalcino?
Per il Museo si parla da tempo di un nuovo bando pubblico per l’affidamento della gestione del complesso. Ancora però non è uscito nulla, siamo in una situazione di stallo. Di un possibile bando aveva fatto cenno recentemente anche l’amministrazione comunale. “Un progetto di riqualificazione generale che interessi dal bookshoop fino agli impianti e alle infrastrutture. Un progetto globale che riguarderà anche la promozione del Museo. La speranza è che chi vinca il bando sia disposto ad investire anche economicamente come spesso succede da altre parti con l’intervento di soggetti esterni”. Queste sono le parole pronunciate alla Montalcinonews, lo scorso 25 agosto, dall’assessore alla cultura Christian Bovini. Perché alla fine le risorse serviranno e probabilmente nemmeno poche. Sarebbe un peccato, infatti, continuare a ricevere segnalazioni e lamentele da parte dei visitatori sullo stato di manutenzione di alcune opere e pareti che non restituiscono di certo l’immagine che il Museo meriterebbe. La gestione del complesso, fino a pochi giorni fa, era affidata alla Proloco. Ma anche dall’associazione non hanno notizie precise su ciò che succederà nei prossimi mesi. “Abbiamo sentito anche noi parlare di un eventuale bando - spiega il presidente Federico Lozzi - ma il Comune non si è sbilanciato, bisognerà valutare le tempistiche, adesso ci sono dei problemi da risolvere poi ne sapremo di più. Quando riaprirà il Museo? Non lo sappiamo, ci è stata rinnovata la convenzione che però esclude il Museo. Fra l’altro a marzo la Proloco rinnoverà le cariche. Se ci sarà il bando potremmo anche partecipare ma ci dovrà essere la possibilità di gestire il Museo in un certo modo. Siamo comunque un’associazione e somme ingenti non possiamo investirle”. La determinazione comunale n.712 del 30/12/2017 proroga per ulteriori sei mesi la convenzione con la Proloco di Montalcino per la gestione dell’Ufficio Turistico Comunale e la guardiania del Teatro Astrusi (fino a giugno 2018) per un totale di 20.862 euro, iva inclusa, pari a 3.477 euro mensili. Non figura più infatti la gestione del Museo Civico e Diocesano Raccolta Archeologica di Montalcino. Ma quali sono i numeri del Museo? Nel 2016 i biglietti staccati sono stati 11.660, di cui 810 cumulativi (al costo di 6 euro l’uno), 5570 normali (ciascuno ha un prezzo di 4,5 euro) e ben 5280 gratuiti. Il totale è di 11.660 ticket ma se scaliamo i tagliandi omaggio facendo un rapido calcolo la cifra ricavata è inferiore ai 30.000 euro (il Comune comunque non incassa nulla) una somma probabilmente in grado di coprire i costi e poco più quindi non si poteva chiedere i miracoli ai gestori. Soltanto 6.380 persone hanno pagato il biglietto d’ingresso nel 2016 (a febbraio sapremo i dati del 2017), se pensiamo a quanti turisti accoglie in un anno Montalcino le possibilità per fare numericamente un balzo in avanti ci sono tutte. Da dove ripartire?
Al di là di chi saranno i futuri gestori, il Museo Civico e Diocesano dovrà cambiare marcia e allargare i propri orizzonti. In un concetto, entrare nella contemporaneità. Dovrà essere attrattivo per l’appassionato d’arte, integrarsi sempre di più nel “distretto Montalcino”, fare da locomotiva per il turismo culturale. Pensare a un Museo con caffetteria ed enoteca, un bookshop di livello, un’attività di comunicazione aggiornata e puntuale, una sala lettura e un coinvolgimento globale di scuole e studiosi non è utopia ma è semplicemente una formula che da altre parti hanno intrapreso con successo. Un esempio, ma non è l’unico, è quello di Montefalco, splendida cittadina ribattezzata non a caso la “Ringhiera dell’Umbria”, che accanto a un settore enologico in crescita ha puntato forte sul turismo e sull’arte. Con il Complesso Museale di San Francesco che ha un ruolo da protagonista nella rinascita della città. Integrando con metodo e intelligenza questi due mondi, solo apparentemente diversi, Montefalco ha raggiunto risultati ottimi: lo dicono i numeri (con un incredibile +200% di arrivi a novembre, un mese dove a Montalcino di gente se ne vede poca) che quando sono in salute significano indotto e aumento di posti di lavoro. Sono state allacciate anche “collaborazioni d’autore” con il professor Paolucci dei Musei Vaticani, Sgarbi, Daverio e imprenditori come Marco Caprai. Certo, uno dei segreti, come ha spiegato il sindaco Donatella Tesei a La Nazione Umbria, sta anche nella sinergia con le imprese del territorio. Significativo è questo passaggio dell’intervista: “quando le imprese capiscono che restaurare un affresco significa contribuire al territorio che ne ricaverà benefici, è fatta. Si chiama economia circolare, si investe da una parte per riavere dall’altra”. Parole che dovrebbero far riflettere anche a Montalcino.