Gli effetti della scarsissima vendemmia 2017, che ha dato vita a poco meno di 39 milioni di ettolitri di vino nel Belpaese (-28% sul 2016, con alcune Regioni che hanno fatto addirittura -45%, come la Toscana, secondo i dati Assoenologi), iniziano a farsi sentire sul mercato, e l’atteso aumento dei prezzi e delle quotazioni degli sfusi, che preoccupa non poco viticoltori, imbottigliatori e commercianti che vedono all’orizzonte margini di guadagno che si assottigliano e aumenti di prezzo del prodotto finale da far digerire al consumatore, in un mercato iper competitivo, si sta concretizzando.
Come racconta l’analisi di WineNews sulle rilevazioni Ismea (prezzi alla produzione dell’ultima annata in commercio, franco magazzino produttore, e Iva esclusa, calcolati su medie statistiche, che possono differire in parte, in più o in meno, dalle reali quotazioni riscontrate dagli operatori sul mercato, ndr), aggiornate a novembre 2017, che sono un fiorire di aumenti, quasi sempre a doppia cifra, sullo stesso periodo 2016. A partire dai vini comuni, con i bianchi che hanno quasi raddoppiato le loro quotazioni, oggi a 5,6 euro ad ettogrado (+84,4%), ed i rossi in forte aumento, a 5,33 euro ad ettogrado (+58,7%). Ma la crescita è forte anche per le principali denominazioni. Il vino più quotato, tra i rossi, resta il Brunello di Montalcino, che viaggia sui 1050 euro a quintale (+12,9% sul 2016), seguito dal Barolo, stabile (unico, tra i grandi rossi) a 820 euro a quintale.
Manca dalle rilevazioni Ismea la quotazione dell’altro grande vino che compone la “triade” dei rossi italiani top, l’Amarone della Valpolicella, che secondo il Consorzio della Valpolicella viaggia su una forbice tra gli 800 ed i 1.000 euro a quintale, dato riferito all’ultima annata che sta per entrare in commercio, la 2014 (mentre il Valpolicella, dato Ismea, è stabile sui 250 euro a quintale).
Tra le rilevazioni Ismea, cresce notevolmente il prezzo del Barbaresco, a 580 euro a quintale (+20,8%), così come crescono, restando in Piemonte, quello del Nebbiolo d’Alba, a 310 euro a quintale (+8,8%), quello della Barbera d’Alba, a 210 euro a quintale (+23,5%). In Toscana sono in netto rialzo il Chianti, a 130 euro (+26,8%) ed il Chianti Classico, che viaggia sui 257,5 euro a quintale (+17%). Mentre, nella vicina Emilia Romagna, è in fermento tutto il “mondo Lambrusco” (si va dal +24,4% del Grasparossa, a 76,5 euro a quintale, al +26,1% del Salamino di Santa Croce, a 72,5 euro, fino al +38,1% del Lambrusco Reggiano, a 72,5 euro, mentre è stabile il Sorbara, a 75 euro a quintale), ma cresce notevolmente anche il Romagna Sangiovese, a 90 euro a quintale, con una aumento del 33,3%. Forti gli aumenti anche nel Nord-Est: il Friuli Grave Merlot è in aumento del 37,5%, a 110 euro al quintale, il Cabernet Franc ed il Sauvignon in crescita del 21,1%, a 115 euro, mentre in Trentino il Teroldego Rotaliano fa registrare il +8,3%, a 195 euro al quintale, mentre il Merlot è a +6,9%, a 155 euro. Prezzi in decisa crescita anche al Sud: se l’aumento percentuale più alto in assoluto è quello del Castel del Monte, in Puglia, che registra il +75% sul 2016 (a 105 euro a quintale, secondo Ismea), da notare la performance dell’Etna, a 157,5 euro (+15,4%), mentre non sembra subire particolari variazioni il Montepulciano d’Abruzzo, che viaggia sui 75,7 euro a quintale (+2,4%).
Tra i bianchi a denominazioni del Belpaese (dalle rilevazioni mancano i vini dell’Alto Adige), come ovvio spiccano la quotazione del Prosecco Docg di Conegliano e Valdobbiadene, che tocca i 300 euro al quintale, in crescita del 20% sul 2016, stessa dinamica del Prosecco Doc, a 225 euro a quintale, in aumento del 18,4%. E se, in Piemonte, è stabile il prezzo dell’Asti Moscato, a 160 euro a quintale, cresce nettamente quello del Piemonte Moscato, a 100 euro (+53,8%), così come quello del Roero Arneis, sui 200 euro (+17,6%). Crescono in maniera importante anche il Friulano, a 125 euro a quintale (+19%), l’Orvieto a 102,5 (+13,9%, mentre è in calo del 5% l’Orvieto Classico, sui 95 euro), il Marsala a 174 euro (+20%), il Frascati a 92,5 euro (+15,6%), il Pinot Nero del Trentino per basi spumante (+12,8%) e lo Chardonnay dell’Oltrepò Pavese, che è quello che registra la crescita più alta: +70,4% sul 2016, a 230 euro a quintale, mentre il Soave viaggia con quotazioni intorno ai 95 euro per il Doc, e sui 105 per il Classico (un 15-20% sul dato 2016, secondo il Consorzio del Soave).
Dati come sempre parziali, e con qualche assenza importante ma che, nel complesso, denotano una situazione in cui le quotazioni sono in crescita ovunque, da Nord a Sud, e per ogni tipologia di vino, aspetto con cui il mondo del commercio enoico dovrà, gioco forza, fare i conti, in un 2018 che si annuncia quanto mai complicato da decifrare sul fronte dei mercati.