Regoli, WineNews: “Marchio Brunello attira canali di mercato illegali”

Ladri e truffatori sembrano aver scoperto una nuova frontiera per fare buoni affari: il vino pregiato. Mentre le forze dell’ordine indagano sul clamoroso furto di qualche giorno fa di 900 bottiglie tra Brunello e Brunello Riserva all’azienda Cupano di Montalcino, la cronaca registra un altro caso in cui è ancora protagonista suo malgrado il vino. I Carabinieri hanno denunciato una coppia, residente a Busto Arsizio, per una gigantesca truffa ai danni di un’azienda vinicola di Castellina in Chianti. La coppia, puntando sul fatto di godere della fiducia dei titolari dell’azienda, essendo clienti di vecchia data e sempre puntuali nei pagamenti, ha ordinato centinaia di bottiglie di Chianti per un importo di 20.000 euro. Per non destare il minimo sospetto, i due hanno lasciato un assegno di un valore pari a 46.000 euro, più del doppio del costo dell’ordine. Dopo qualche giorno, visto il ritardo del pagamento, l’azienda va in banca a riscuotere l’assegno e scopre che non può farlo perché risultava rubato. Parte la denuncia ai Carabinieri della stazione di Castellina in Chianti, che fanno scattare le indagini.

Ma perché tutti questi furti di Brunello e altre doc pregiate? Marco Brogi, giornalista de La Nazione, gira la domanda ad un esperto del settore, Alessandro Regoli, fondatore e direttore di WineNews. “Si tratta di un vino ambito, di successo, che registra prezzi allo scaffale tendenzialmente elevati e quindi diventa automaticamente oggetto prezioso, capace di avere un suo percorso anche nei canali illegali della ricettazione - spiega Regoli -.  Inoltre, è possibile che il vino di pregio sia entrato nel paniere degli oggetti papabili dai ladri anche per la relativa facilità di entrare in una cantina, di solito abbastanza isolata e non sempre dotata di allarmi”. Potrebbe trattarsi di furti su commissione? “Non è da escludersi – continua il direttore di WineNews - ma è difficile da ricostruire, anche se in questo ultimo caso la scelta è ricaduta su un’azienda piccola, Cupano, che sta dentro ad un mercato di nicchia, quello dei vini biodinamici. Certamente resta trainante il marchio Brunello più di quello di una particolare cantina, è quello che attira e che può avere un suo mercato anche nei canali illegali. Probabilmente chi ha compiuto il furto è andato a colpo sicuro, pattugliando la zona e registrando le abitudini dei suoi frequentatori”. Come viene venduta una bottiglia falsa? Che tipo di mercato può avere? “Il suo mercato naturale ed immediato, figlio della modernità, è senz’altro la rete, ma resta il fatto che un lotto di vini pregiati falsificati può tranquillamente avere accesso anche ai canali normali, specialmente se la convenienza è paritaria sia per il fornitore che per il venditore. Naturalmente, stiamo parlando di persone senza scrupoli e disoneste. Ma può accadere anche che il compratore acquisti in buona fede delle bottiglie “taroccate” senza accorgersene. Giusto qualche anno fa, nel 2013, un venditore di vini pregiati multimilionario, Rudy Kurniawan, è stato finalmente “beccato” grazie ad un errore di annata di una serie di vini, valore 1,3 milioni di dollari, che solo in pochi sapevano scovare. Jean Charles Cuvelier, direttore amministrativo di Romanèe-Conti, con tutta probabilità l’azienda più falsificata al mondo, visto il costo delle sue bottiglie ha denunciato più volte che solo in Europa circolano più o meno 400 bottiglie taroccate della sua azienda (che ne produce mediamente 5.000). Alla domanda su come possono difendersi i produttori, Regoli risponde che “di sistemi ce ne sono molti, adottati dalle singole aziende o dai Conzorzi. Si va dagli ologrammi in etichetta ai microchip alla tracciatura del vino tramite codice da inserire su apposite banche dati private o consortili ma, troppo spesso, non sono utilizzati dai consumatori oppure non sono stati ben informati su questi sistemi”.

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