“Amo la musica da sempre e la suono anche. È una vibrazione fantastica che viene dal cuore, dalla mente ma anche, per essere un po’ platonico, dalle armoniche dell’universo. Gli orientali da secoli o addirittura da millenni diffondevano musiche, cori e canti sulle loro coltivazioni perché secondo loro la musica era come un torrente di energia benefica. Io ho rubato questa loro idea e ho provato a cospargerla tra i filari dei miei vigneti”. A parlare è Carlo Cignozzi, il produttore di Brunello che fa crescere l’uva della sua azienda, Paradiso di Frassina, con le note di Mozart. Quello di Cignozzi è diventato un piccolo grande caso mediatico, soprattutto dopo la pubblicazione della sua autobiografia (“L’uomo che sussurra alle vigne”, Rizzoli, 2010). Adesso l’ex avvocato milanese è ritornato alla ribalta, con un servizio del Tg1 (minuto 29.26) domenica scorsa, in prima serata.
E non è finita qui, perché Cignozzi sarà prossimamente ospite di Che Tempo Fa, il talk show Rai di Fabio Fazio. La sua è un’idea nata nel 2003, come spiega in un’intervista a La Nazione, grazie agli esperimenti e alle ricerche sulla natura delle piante da parte del biologo Stefano Mancuso e dell’entomologo Andrea Lucchi. Dopo l’inaspettato boom mediatico, ecco l’appoggio di Amar Bose, genio dell’acustica e fondatore della multinazionale dell’elettroacustica Bose Corporation, che “mi ha fornito un ottantina di diffusori Bose e mi ha aiutato a finanziare le ricerche”, ricorda Cignozzi. Il progetto, però, ha incontrato diverse difficoltà. “I colleghi mi prendono un po’ in giro, perché pensano che la musica non possa far nulla. Non hanno la sensibilità per capire che la musica è qualcosa più di un suono. Ho sentito scetticismo intorno a me e non ho mai avuto alcun contributo da enti pubblici toscani o nazionali per queste ricerche. Non parliamo dei giornalisti del vino. Ma me l’aspettavo. Solo la stampa e la televisione estera mi hanno inondato di servizi incoraggianti e positivi. Così, grazie a questa comunicazione, ho iniziato ad avere visitatori stranieri, in gran parte americani, che oggi superano le 5.000 unità”. Dopo quattro anni di istruttoria, Cignozzi ha ottenuto il brevetto sui benefici della musica sulle piante e sulla vitis vinifera. “Non è stato facile ma ne sono orgoglioso, non tanto per danaro ma per la paternità dell’invenzione. Ora i benefici del suono sulla vitis vinifera sono ufficializzati e i vigneron di tutto il mondo potranno sapere che con la musica, se pur discreta quanto a Hertz e Decibel, si riducono drasticamente i trattamenti chimici, si rinforzano le foglie, le gemme si combattono i parassiti gli insetti e i predatori. Le uve hanno anche più polifenoli che danno più colore, profumi e corpo al vino. Ma c’è ancora molto da fare. Dall’anno prossimo avvieremo un progetto per approfondire tutti gli aspetti benefici del suono sulle patologie della vite”. E pensare che Cignozzi, abruzzese trapiantato al Nord, era uno dei più stimati avvocati di Milano, dove ha lavorato per 35 anni. “Sono stato un buon avvocato a Milano e anche discreto musicista, ma i sentieri del destino mi hanno portato in Val d’Orcia, qui a Montalcino, la cui natura incontaminata, l’arte, la storia mi hanno dato fantasia, creatività e passione che mai avrei espresso così bene facendo l’avucat a Milan”.