Una Torre del Mangia in miniatura, realizzata dagli stessi operai e, probabilmente, dallo stesso progettista. Parliamo della Torre “coronata” della Grancia, che ha dominato il borgo di Montisi fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando venne distrutta dalle truppe tedesche in ritirata (30 giugno 1944). Da quel momento è sempre stata viva la volontà di ricostruire un simbolo per la comunità montisana, il cui basamento, unica parte rimasta indenne dall’esplosione, appartiene ad un privato, Augusto Pòllari Maglietta, erede della famiglia Mannucci Benincasa, che acquistò la Grancia alla fine del Settecento dal Santa Maria della Scala. Adesso questo tema è ritornato in auge. Recenti studi e approfondimenti hanno risvegliato la materia, molto dibattuta nella disciplina del restauro. Nel dicembre 2016 l’ormai estinto Comune di San Giovanni d’Asso e la Pro Loco Giostra di Simone di Montisi organizzarono una tavola rotonda al Teatro della Grancia, per discutere di un possibile recupero della Torre: presero parte all’iniziativa il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, la vicepresidente Monica Barni, il deputato Luigi Dallai, l’allora sindaco di San Giovanni d’Asso Fabio Braconi, l’ex consigliere comunale di San Giovanni d’Asso Alessandro Starnini e Donatella Grifo (Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Siena, Arezzo e Grosseto).
Dalla tavola rotonda emersero diversi spunti, raccolti da Giacomo Massoni in un libro pubblicato dalla Collana fondata da Consiglio Regionale della Toscana, che sarà presentato lunedì 30 ottobre (ore 15.30) al Teatro della Grancia di Montisi, alla presenza di Eugenio Giani e del sindaco di Montalcino Silvio Franceschelli. Si tratta di un’opera a distribuzione gratuita (clicca qui per leggere la versione digitale), in cui vengono riportati, oltre ai saluti istituzionali, anche gli interventi di esperti del settore quali Fabio Gabbrielli, Pietro Ruschi, Riccardo Dalla Negra e Claudio Varagnoli.
La Torre “coronata” della Grancia costituiva un documento di grande rilievo storico e architettonico. Essa, infatti, derivava direttamente dal modello della Torre del Mangia nella piazza del Campo di Siena ed era a essa consentanea, come confermano non solo la sua forma (quasi una riproduzione in scala ridotta) e la sua cronologia, ma anche la documentata partecipazione di maestranze comuni e, forse, di un comune progettista. Le analogie sono evidenti: la doppia corona merlata, le proporzioni e la forma dei beccatelli, le cornici orizzontali posizionate al di sotto delle due merlature e alla base e alla sommità dei beccatelli del primo ordine, la sequenza numerica di archetti e merli. Un elemento di straordinaria importanza storica e affettiva, abbattuto nel 1944 dai tedeschi e mai ricostruito. Una ferita mai risarcita, un dolore per gli abitanti di Montisi, che tempo fa raccolsero un migliaio di firme (in un territorio che conta in totale neanche 900 abitanti) richiedendo che venissero intrapresi tutti i passaggi necessari al restauro e alla ricostruzione di questo importantissimo monumento identitario, a 73 anni dalla sua scomparsa.
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