La scuola, si sa, è sempre al centro dell’opinione pubblica. Ed anche di problemi più o meno grandi. Insegnanti che ci sono o non ci sono, sicurezza e comfort delle aule, trasporti, smartphone sì o smartphone no. Negli ultimi giorni è esploso il dibattito sull’uscita dei ragazzi da scuola. Tutto ciò alla luce di quanto pronunciato dalla Corte di Cassazione in riferimento alla drammatica vicenda di un ragazzo morto anni fa. Tante scuole hanno deciso di voltare pagina e di conseguenza si stanno moltiplicando le situazioni in cui i dirigenti non consentono agli studenti, fino ai 14 anni, di tornare a casa da soli. Il tutto (anche) per una delicata questione di responsabilità. Subito è scattata una “guerra”, tra genitori e scuole forse anche a causa della poca chiarezza normativa sull’argomento. “Ma come fare ad essere a scuola se un impegno di lavoro me lo impedisce”? Questa è la prima domanda che si pone una mamma. E poi, far tornare a casa da solo il figlio dopo il suono della campanella, viene visto dai genitori anche come un momento di crescita del ragazzo. Insomma, una situazione non facile, su larga scala, dove ognuno mette sul tavolo le proprie ragioni. Ne abbiamo parlato con il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Insieme” di Montalcino. “Non ci sono arrivate disposizioni - commenta Francesco Pellegrini - c’è una sentenza della Cassazione su un caso avvenuto anni fa dove purtroppo un ragazzo ha perso la vita. L’argomento è dibattuto anche a livello provinciale, il punto è che i genitori si troverebbero in difficoltà a venire alle ore 13.30 a prendere i ragazzi a scuola. Stiamo facendo delle valutazioni ma non è facile, potremmo liberarci del problema dicendo ai genitori di farsi trovare all’uscita per portare a casa i figli. Ma non sarebbe giusto, e noi non abbiamo avuto assolutamente richieste del genere anche perché, ovviamente, chi vuole può sempre venire”.
dati a cura di 3BMeteo
20 settembre 2024