Gli effetti del crollo produttivo in volume in Italia, Francia e Spagna (che collettivamente producono il 50% circa di tutto il vino del pianeta) avranno un impatto decisamente rilevante sul mercato del vino nei prossimi mesi, soprattutto per quanto riguarda i prezzi dello sfuso, ma anche sulle possibilità di reperire materia prima di sufficiente qualità, in un mercato nel quale la domanda sarà seriamente sotto pressione nei prossimi dodici mesi, particolarmente in virtù dei risultati tutt’altro che lusinghieri delle ultime vendemmie in Cile e Argentina. È questo il principale messaggio inviato al mondo produttivo, e a tutta la filiera, dagli analisti del gruppo bancario dei Paesi Bassi Rabobank tramite il loro “Quarterly Report” n.4 (www.rabobank.com), come fa sapere il sito Winenews.it.
Il documento prende avvio, imprescindibilmente, dai pessimi risultati delle vendemmie 2017 nei tre paesi produttori della “Vecchia Europa”, e dai più che deludenti risultati delle ultime due nei vigneti del quinto produttore globale, l’Argentina, per sottolineare il fatto che anche se in certi casi sarà possibile utilizzare uve di qualità inferiore per i vini sfusi e quelli di qualità inferiore, una rincorsa alla materia prima sarà per certi versi inevitabile. Nonostante il fatto che i produttori di vini appartenenti a fasce di prezzo più consistenti potranno comunque assicurarsi la materia prima pagandola di più, questo meccanismo non potrà che aumentare la pressione sui produttori delle fasce di prezzo inferiori, che si troveranno a dover contrattare in maniera ancora più serrata per le uve. Inoltre, anche i produttori dotati di maggiori disponibilità finanziarie non potranno, con ogni probabilità, non traslare parte di questi costi aggiuntivi sul consumatore finale, particolarmente in Europa: di conseguenza, con la diminuzione dei volumi anche i margini si assottiglieranno, dipingendo un quadro particolarmente fosco per quelle aziende che hanno scelto un approccio produttivo “asset-light”, ovvero prive di vigneti di proprietà.
Inoltre, proseguono gli autori del report, i prezzi dello sfuso sulle piazze globali hanno iniziato a risentire molto presto delle prime brutte notizie arrivate in primavera e prima estate dai vigneti europei, con lo sfuso generico italiano che è passato rapidamente dai poco più di 0,3 Dollari al litro di febbraio agli oltre 0,45 di settembre e quello spagnolo che, nel medesimo periodo, è passato da poco meno di 0,45 Dollari a 0,55. Un altro punto toccato dagli analisti di Rabobank è poi la situazione del settore M&A enoico globale, che vedrebbe proprio l’Italia come uno dei Paesi produttori dove è più probabile che nei prossimi mesi si concretizzino ulteriori acquisizioni, a causa di un panorama aziendale in larga parte ancora frammentato e pulviscolare, con proprietà familiari che potrebbero trovare nei risultati della vendemmia 2017 la motivazione necessaria per vincere gli indugi e uscire dalla filiera del vino. Ulteriori passaggi di mano, conclude il documento, sono probabili anche in Francia e negli Stati Uniti, particolarmente considerata l’aperta intenzione di Constellation Brands di proseguire nella sua strategia di consolidamento per dare ulteriore slancio alla eccellente performance 2017 del proprio titolo azionario, che ha recentemente toccato il suo nuovo massimo storico.