“D’Oro è la Freccia”, i protagonisti di quei successi entrati nella storia si raccontano alla Montalcinonews. 1967, 1977, 1987, 1997, 2007, anni magici, anzi d’oro, con gli arcieri che hanno regalato emozioni ancora oggi nel cuore e nella mente dei quartieranti. La serata di domenica al Teatro degli Astrusi ha radunato, in prima fila, gli artefici che hanno scritto il loro nome nell’albo d’oro della Freccia d’Oro. Mancava soltanto Marino Pascucci, omaggiato dal suo compagno Gabriele Mulinari con parole al miele: “era il compagno che tutti avrebbero voluto avere”. Ne è passato di tempo, per tutti. Ma la storia non si cancella. Come quel successo incredibile del Pianello. Correva l’anno 1987 e la sera era già calata sul campo di tiro. Al quindicesimo spareggio esplose l’urlo liberatorio dei fratelli Bovini e del Quartiere biancoazzurro. “Quella fu la gara”, ricorda Maurizio Bovini che poi aggiunge “non si ripeterà più per una questione di regolamenti. Noi abbiamo fatto la Storia del Tordo”. “Tutti potevano vincere - dice Massimo Bovini - noi forse abbiamo avuto quel pizzico di fortuna in più che ci ha premiato. L’emozione è stata grande, a un certo punto le luci si accesero e vedi che hai vinto quando tutti si domandavano all’esterno chi fosse il vincitore. Indimenticabile. Fino al quarto o quinto spareggio c’erano tutti i Quartieri poi abbiamo continuato ad oltranza, quindici spareggi tirati quasi tutti al buio”. Maurizio precisa come il cambio di regolamento, per lui, non sia stato positivo per la Festa. Non è l’unica voce contraria sull’argomento. “I montalcinesi sanno che io ero contrarissimo non tanto per quanto riguarda la gara ma per l’assegnazione degli arcieri. Non esiste in nessun campo che si sorteggiano i nostri rappresentanti. In una gara deve partecipare chi è più forte”. Anche il 1967 si tinse dei colori del Pianello. E’ passato mezzo secolo quando Duilio Landi e Mario Bizzarri, la coppia più forte dell’epoca, conquistarono la prima Freccia d’Oro. “Fu il coronamento di una serie di vittorie - spiega Landi - in quel momento a Montalcino si era i primi per davvero. Sono cambiati tantissimo i regolamenti, gli archi e soprattutto le dimensioni del cinghialino. Non c’era il sorteggio ed era una bella cosa perché il Quartiere sceglieva la coppia migliore e non ci si affidava al caso. Qualcuno ha voluto scopiazzare Siena e secondo me non è stata una cosa felice per niente”. “Oggi si vedono degli archi che noi ci sognavamo - precisa Bizzarri - prima c’era l’occhio e basta. C’è da ricordare anche Claudio Boccardi che era un amico nostro e che tirava anche lui insieme a noi”. Il 1977 fu invece l’anno del Borghetto.
“Fu una bellissima giornata - è il pensiero di Gabriele Mulinari - oggi manca il mio compagno di vittoria (Marino Pascucci ndr), uno dei più grandi arcieri avuto dal Borghetto. Solo dopo la vittoria ho scoperto che si tirava per la Freccia d’Oro e la gioia è stata ancora più grande. Quando si scende in campo le emozioni, la paura e il timore è sempre uguale negli anni. Oggi sono cambiati i materiali e la tecnica di tiro oltre alla grandezza delle sagome. Adesso ci sono molto più giovani che seguono il Quartiere, tutti si allenano”. Capaccioli e Sassetti sono gli arcieri che hanno portato la prima Freccia d’Oro nella sede del Quartiere della Ruga. “Siamo stati in testa fino all’ultimo - dice Capaccioli - la Freccia d’Oro è un’aggiunta di valore alla vittoria. Eravamo molto preparati ed affiatati. Io sono stato uno degli ultimi che si allenava nella corsia del campo sportivo insieme agli altri, poi sono venuti i campi privati. Era una cosa bella, gli spalti erano pieni di ragazzi poi è diventata una cosa più seria a “segreta” fino al giorno di tiro nel campo sportivo. A me prima piaceva”. “Sono d’accordo che eravamo la coppia più forte - dice Sassetti - mi ricordo che fu un anno particolare. Vincemmo la Provaccia poi per il caso Soffiantini la gara fu rinviata e ci potemmo allenare una settimana in più dalla distanza che volevamo noi. L’importante, al di là della Freccia d’Oro, è vincere sempre. Anche a me piaceva prima, le cose si evolvono ed oggi è diventato “troppo senese”. Adesso tutto è diventato più serio, è cambiato un po’. Il primo arco me lo sono comprato da solo, adesso il Quartiere ha le disponibilità”.
Nel 2007 fu ancora la Ruga a trionfare e sempre con Luca Capaccioli ma questa volta affiancato da Giancarlo Tanganelli. “E’stata la gara in cui avevo una determinazione incredibile - racconta con un pizzico di orgoglio Capaccioli - avrei potuto scommettere qualsiasi cosa, ero centrato sull’obiettivo me la sentivo proprio la vittoria. E’stato un cappotto d’oro avevamo vinto anche d’agosto”. “Abbiamo fatto due serie complete sia ad agosto che per la Sagra - sono le parole di Tanganelli - c’era grande determinazione, la pressione la senti e non la senti. Cerchi di non pensarci, non c’era niente da perdere, avevamo già vinto e allora tiri anche più concentrato”. Le interviste che si susseguono nel video sono arricchite da degli estratti del video sapientemente montato da Pino Sanfilippo e di cui la Montalcinonews ha avuto l’autorizzazione per la riproduzione da parte della Proloco e di Alessandro Nafi, presidente del Consiglio Comunale con delega alle Feste Identitarie.
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