Sono i più apprezzati nel mondo e i più prodotti in Europa, ma i consumi e le richieste cambiano e gli europei, italiani in testa, ne bevono sempre meno, contagiati dal “fenomeno sparking”. In Oriente e Nord America, invece, i vini rossi continuano a far impazzire. “Si è verificata una repentina migrazione della domanda di vino rosso da alcuni nostri mercati storici di esportazione attualmente depressi, come la Germania, la Gran Bretagna o la Svizzera - spiega Denis Pantini, di Nomisma-Wine Monitor, in un’intervista al mensile Food&Beverage -. Allo stesso tempo crescono notevolmente Giappone, Cina e Corea del Sud, oltre che Canada e Usa. Frequentemente, e in particolare nei nuovi mercati, il consumo di vino rosso è collegato ad aspetti salutistici e climatici o addirittura ‘scaramantici’, come nel caso della Cina in cui il colore rosso porta fortuna”.
Food&Beverage allarga la questione nella pubblicazione di ottobre, con dieci storie di dieci produttori di vino rosso. Tra loro, anche Bertani Domains, titolare a Montalcino dell’azienda Val di Suga, dove è stato realizzato un progetto vitienologico coraggioso e originale che ha infranto alcuni schemi classici della produzione di Brunello di questo territorio. Infatti, si legge nella rivista, “invece di realizzare soltanto un Brunello di Montalcino, attraverso un blend dei diversi Sangiovese coltivati nei 55 ettari complessivi dell’azienda, si è scelta la via di produrre tre vini capaci di esprimere le peculiarità dei tre diversi siti produttivi di appartenenza. Tre cru ben distinti, per esposizione, suolo, microclima, e altitudine, dove non solo il Sangiovese ha trovato un habitat ideale per esprimersi ai suoi massimi livelli, ma anche per farlo in maniera molto diversificata. Da qui la scelta dello staff tecnico dell’azienda di voler raccontare il proprio Sangiovese in tre diverse declinazioni, ognuna con una sua specifica identità altamente riconoscibile”.
Eccoli allora i tre vigneti di Val di Suga: a sud-est Poggio al Granchio, a sud-ovest Vigna Spuntali e a nord Vigna del Lago. “Si tratta di vigneti con suoli molto diversi tra loro, rispettivamente marnosi (galestro), calcarei con residui vulcanici e argillosi; tre microclima, rispettivamente montano con l’influenza del Monte Amiata (1.750 metri sul livello del mare), mediterraneo (il mare dista solo 30 chilometri) e continentale (con un clima mite grazie all’influenza del lago circostante; infine, tre altitudini diverse: rispettivamente 400, 300 e 270 metri sul livello del mare”. Ma, per esaltare ulteriormente le peculiarità del Sangiovese in relazione ai suoi tre diversi terroir produttivi, a Val di Suga hanno deciso di utilizzare anche tre diverse tecniche enologiche seguendo il cosiddetto Metodo Borgogna. “Per la vinificazione del Brunello Poggio al Granchio - continua l’articolo - sono state realizzate le follature, per il Vigna Spuntali la tecnica su vasca aperta, mentre per il Vigna del Lago sono stare utilizzate vasche di cemento. Diversi anche gli affinamenti: il Poggio al Granchio in tradizionali botti da 6,0 ettolitri, il Vigna Spuntali in barrique e il Vigna del Lago in botti da 45 ettolitri. II risultato di tutto questo sono tre diversi Brunello di Montalcino con caratteristiche ben distinte e riconoscibili. Poggio al Granchio è un Brunello caratterizzato da profumi di frutti di bosco rossi maturi, sentori decisamente minerali, di pietra focaia; in bocca si avvertono tannini setosi, molto verticali, per un vino dalle potenzialità di lungo invecchiamento. In Vigna Spuntali, invece, a emergere sono le note erbacee, ma anche di frutta candita, in bocca i tannini sono morbidi e dolci, mentre l’affinamento regala una bella evoluzione ossidativa. II Brunello Vigna del Lago si presenta con un colore meno intenso e un grado alcolico inferiore rispetto agli altri due; al naso si evidenziano forti note floreali, citriche, in particolare di arancia amara e in bocca tannini leggeri regalano ottima bevibilità anche senza lunghi invecchiamenti”.