La vendemmia non è ancora finita, per le uve rosse di Sangiovese, ma è già possibile fare una prima stima dei cali produttivi della DOC Orcia, che comprende dodici Comuni, tra cui in parte anche Montalcino. La previsione arriva proprio dal Consorzio del Vino Orcia, che punta il dito sulle calamità naturali (effetti del caldo e la mancanza di piogge) e su un vero e proprio attacco da parte di cinghiali e caprioli che, da giugno, sono arrivati nelle vigne mangiando uva acerba nel tentativo di sfamarsi e dissetarsi. “In alcuni casi - si legge nel comunicato - la combinazione di questi due elementi ha provocato un risultato devastante con perdite che toccano fino all’80% il raccolto d’uva e con gli effetti dei cinghiali e dei caprioli che in qualche caso, eguagliano o superano persino quelli della siccità. Nell’Orcia le prime stime si allontanano molto dalla media regionale diffusa a inizio settembre da Ismea e Unione Italiana Vini e che prevede un calo produttivo del 32,5%”. Numeri impietosi per un territorio in gran parte iscritto nel Patrimonio dell’Umanità Unesco proprio per l’integrità dei suoi centri d’arte e del suo paesaggio agricolo.
“In questa particolare annata - spiega Donatella Cinelli Colombini, presidente del Consorzio del Vino Orcia - l’assenza di piogge e i terreni sabbiosi, presenti in alcune aree della denominazione, hanno trasformato il bellissimo paesaggio in una zona arida con boschi di querce seccati dal sole. Inoltre, come è ben noto, in Toscana la selvaggina di grandi dimensioni è 4 volte superiore alla media nazionale ed è concentrata nella Provincia di Siena dove, per anni, il contenimento degli ungulati è stato particolarmente carente”.
Gli scarsi risultati in termini di produzione vengono compensati da una buona qualità dell’uva, grazie alla presenza di grappoli sani con una gradazione più elevata rispetto agli ultimi cinque anni e con un’ottima concentrazione di estratti negli acini dal calibro inferiore alla norma. “Nonostante le condizioni climatiche - continua il comunicato del Consorzio - siamo incoraggiati dagli studi condotti da Attilio Scienza e Donato Lanati, che sostengono come i vitigni autoctoni dimostrino migliori capacità di adattamento alle condizioni climatiche degli ultimi anni. Nelle sue zone di maggiore vocazione, come a Montalcino o in Val d’Orcia, il Sangiovese reagisce bene a questi cambiamenti. Aggiungiamo noi che anche il Foglia Tonda, vitigno autoctono riscoperto e valorizzato dal 2000 per la produzione di alcuni vini Orcia, sta regalando grandi soddisfazioni in termini di resistenza ai cambiamenti climatici”.
La denominazione Orcia è nata il 14 febbraio 2000, è prodotta in circa 60 cantine (nella maggior parte dei casi molto piccole) e comprende la varietà Orcia ottenuto da uve rosse con almeno il 60% di Sangiovese e la tipologia “Orcia Sangiovese” con almeno il 90% di questo vitigno unito in blend a vitigni autoctoni. I vini rossi hanno anche la versione “Riserva”, ma la denominazione comprende anche le tipologie Bianco, Rosato e Vin Santo.