Montalcino al centro del mondo rurale. È partita stamattina, al Palazzo Comunale, la diciannovesima edizione del Laboratorio Internazionale di Storia Agraria, che ogni anno proietta la città del Brunello a punto di riferimento della storia della civiltà contadina. A fare gli onori di casa ci ha pensato Christian Bovini. “Buongiorno a tutti - ha esordito l’assessore alla cultura - vi ringrazio per esser qua, anche a nome del sindaco che per impegni istituzionali non può essere presente oggi. Abbiamo conosciuto nel tempo il cambio di mentalità intorno a questo progetto. Prima c’erano maggiori risorse da parte del Comune, dell’Università, dei privati. In un momento di profondo cambiamento dovevamo prendere decisioni drastiche. La scelta lungimirante è stata quella di continuare ampliando l’offerta. Il Laboratorio ha una parte accademica, con autonomia decisionale, ma è riuscito anche ad entrare nel mondo delle scuole, dare impulsi ed energia, organizzare conferenze e dibattiti. Questo ha portato ad avere programmazione del futuro, al ritorno di tre grandi Università, a disporre di un ufficio stampa. Tutto questo è possibile solo se ci sono grandi persone. Diciannove edizioni sono il segno di profonda maturità. Ho tolto anche troppo tempo, auguro solo buoni lavori, la vicinanza del Comune ci sarà sempre”.
A curare l’organizzazione di quest’anno ci hanno pensato Vito Lorè, Mario Marrocchi e Riccardo Rao. “I meriti non sono solo nostri - hanno spiegato nella loro introduzione alla giornata - la vecchia guardia ci ha ascoltato nelle proposte. Grazie ad alcuni dipartimenti abbiamo offerto sei borse di studio a sei giovani che oggi sono qua. Venendo a questa edizione, intitolata “Territori e campagne nel Medioevo: temi, metodi e approcci regionali”, ci siamo voluti ricollegare a quella dell’anno scorso (“Indagini e riflessioni sulla storia agraria dell’Italia Medievale”). Come suggerisce il sottotitolo, ci occuperemo di storia agraria in ottica peninsulare, parlando di territori d’Italia. Sempre con uno sguardo al futuro. Non è un caso che il Laboratorio avvenga a Montalcino, che ha appena ampliato il territorio con la fusione. Ma, nell’ampliamento, rimane una dimensione non tipica delle città in senso stretto. Sono presenti altre comunità, come Torrenieri, San Giovanni d’Asso e Montisi”.
Prima dell’inizio dei seminari ha preso parola anche Alfio Cortonesi, che assieme a Massimo Montanari e Raffaele Licinio creò proprio a Montalcino, nel 1997, il “Centro di studi per la storia delle campagne e del lavoro contadino”, organizzatore del Laboratorio. Pistolesi ha speso belle parole per la Montalcinonews, media partner dell’evento, che “da qualche anno ci supporta sia a livello di comunicazione che con un contributo concreto”.
Il Laboratorio è poi iniziato ufficialmente con l’approfondimento di Paolo Pirillo (Università di Bologna), dal titolo: “Elio Conti. Uno storico tra documenti e territorio”. “Da suo ex allievo ho un po’ di timore, non è mai facile parlare del proprio maestro”, ha esordito Pirillo. Dopo anni di silenzio, le opere di Elio Conti sono ritornate alla luce grazie al lavoro di Riccardo Rao e Giampaolo Francesconi. Pirillo ha aggiunto elementi e memorie da allievo, da frequentatore di corsi che Conti fece all’Università di Firenze, e che spinsero Pirillo al tradimento della Storia Contemporanea per abbracciare la Storia del Medioevo. Conti stesso non era nato da medievista. Aveva iniziato con un lavoro sull’origine del socialismo a Firenze. Abbandonò il Partito Comunista dopo i fatti di Ungheria ma fu una tappa della sua crescita che lo aveva portato in precedenza alla traduzione della Storia delle Teorie Economiche di Karl Marx. Dopo il grave incidente, sosteneva che nelle carte di archivio ci fosse la penicillina, che lo aiutava a sopportare le forti emicranie.
Elio Conti stava vedendo un mondo che finiva. Dal 1951 al 1971, in soli vent’anni, la popolazione impegnata in agricoltura dimezzò, passando dal 42,2% al 19,3%. “Per citare Pasolini, erano gli anni in cui il Paese stava cambiando identità - ha aggiunto Pirillo - anni in cui le campagne si disprezzano, anni di rimescolamento della popolazione. Conti si muove sul territorio, parla coi superstiti di questo mondo, fa antropologia. C’è una bellissima chiacchierata del 1963 con un uomo che dice che è rimasto solo nel villaggio, che vuole andarsene perché non c è più nessuno. Conti era conscio, in lui non c’era nessuna nostalgia della mezzadria. Prese una posizione netta, anche politica, nei confronti di questo cambiamento scrivendo che la necessità di trovare una nuova struttura obbedisse allo stesso spirito di razionalità che guidò la bassa borghesia del Basso Medioevo”.
Il secondo intervento lo ha realizzato Luigi Provero, dell’Università di Torino. Il tema stavolta è lo spazio politico locale, tra signori e contadini, con attenzione sulla situazione del Piemonte centro-meridionale dal IX al XV secolo. “Nel titolo - ha spiegato Provero - non ci sono parole come comunità e territorio, nozione complessa che solo in alcuni casi appare rilavante. Parliamo di dinamiche politiche locali come insieme complesso di tensioni. Non c’è una linea evolutiva netta”. Provero ha fatto consegnare a tutti dei fogli contenenti dei placiti, documenti utilizzati dalle autorità nel Medioevo. Scritti in latino, i placiti rappresentano una delle fonti più importanti di azione contadina. In un caso si parla di una denuncia di gruppo di diciassette uomini, che “rappresentano se stessi - spiega Provero - non esiste nessuna delega, nessuna rappresentazione. Agiscono loro in prima persona, con una comunicazione diretta col potere regio. È un caso coerente con diversi altri placiti, dove il nodo centrale delle tensioni riguarda le loro libertà e le pressioni del dominio aristocratico”.
Il Laboratorio riprenderà questo pomeriggio, alle 16, con uno dei più illustri studiosi al mondo di Storia dell’Alimentazione, Massimo Montanari, che dedicherà il suo intervento a “Sistema alimentari e territorio”. Seguirà l’approfondimento di Francesco Violante (Università di Foggia), “Territori, campagne e comunità in Capitanata e in Terra di Bari, secoli XII-XV: alcuni casi di studio”. Danilo Gasparini (Università di Padova), che farà luce sul tema “Territorio e terroir nella storia della vite”. Chiuderà Davide Cristoferi (Università di Gent) col suo intervento su “Territori, beni comuni e comunità rurali nel Senese, fra transumanza e affermazione poderale (sec. XIV e XVI)”.
Il convegno andrà avanti anche domattina (9.30-13.00). Giovanna Bianchi (Università di Siena) spiegherà i “Modelli insediativi tra storia e archeologia: il modello toscano di Riccardo Francovich e le più recenti linee di ricerca per lo studio dei paesaggi medievali”. Paolo Nanni (Università di Firenze) parlerà de “I suburbi come spazio agrario”. Dario Canzian (Università di Padova) analizzerà l’argomento dal titolo “Tra Adige e Liverenza: le risorse di una pianura umida nel basso medioevo”. Nella tavola rotonda conclusiva interverranno Alfio Cortonesi, Massimo Montanari, Gabriella Piccinni (moderatrice) e Giuliano Pinto.
È già stato allestito intanto il Loggiato di Piazza del Popolo, che domani pomeriggio vedrà l’assegnazione del Premio “Città di Montalcino” 2017 a Zeffiro Ciuffoletti, professore di Storia Contemporanea dell’Università di Firenze. Per la sezione dedicata allo Spettacolo e Comunicazione il vincitore è Ugo Chiti. Il premio è promosso dal Comune di Montalcino e dal Consorzio del Brunello.