Erano convinti che il 2016 fosse la peggiore annata degli ultimi 35 anni, con una produzione nazionale di 140.000 quintali. Invece gli apicoltori italiani si sono dovuti ricredere. Più in basso di così, ahimè, si può andare. Le stime sono terribili: la produzione di miele 2017 si ferma al 30% della media nazionale (non si dovrebbe arrivare a 90.000 quintali). Siamo ai minimi storici, con raccolti prossimi allo zero nei territori da sempre più vocati d’Italia, come Montalcino. “Una situazione così non l’abbiamo mai vissuta, non ci sono precedenti del genere nella storia del miele di Montalcino. Siamo al 20% di produzione, comunque ben sotto il livello nazionale”, dichiara alla Montalcinonews Monica Cioni, presidente della “Settimana del Miele” (Montalcino, 8-10 settembre), tra i principali appuntamenti del settore a livello nazionale. Il problema a monte è la siccità, che dopo il freddo anomalo in primavera, poi il caldo, caldissimo improvviso, ha seccato i fiori e disidratato il nettare: “Ho perso il conto dei mesi passati senza pioggia - continua Cioni - i fiori ci sono ma non hanno umidità. È una vera emergenza, un Guinness dei primati, ma in negativo”.
Un settore, quello del miele, che si è sempre ritagliato un ruolo importante a Montalcino, tra produzioni di pregio e dove ogni anno gli apicoltori si danno appuntamento agli stati generali della “Settimana del Miele” per tracciare um bilancio definitivo. Per ora, “è già tanto se arriveremo al 20% - spiega Roberto Batignani - prima la mia azienda produceva 100/200 quintali di miele, ora ne facciamo 15/20. La nostra è una delle zone messe peggio. Oltretutto arriviamo da due annate già penalizzate. Va un po’ meglio il castagno, mentre per i vari trifoglio, millefiori, girasole ed erba medica è un disastro. Oltre alla produzione, a rischiare sono le famiglie di api, che sono stressate e se non piove di qui a settembre”. Stessa linea di pensiero per Federico Ciacci, vicepresidente Asga, l’associazione con sede a Montalcino che da oltre 40 anni tutela le aziende apistiche dei territori di Siena, Grosseto e Arezzo. “È una situazione drammatica - commenta Ciacci alla Montalcinonews - di annate difficili ne avevo viste, c’è stato un calo progressivo negli ultimi anni, ma così è esagerato. Un po’ tutte le produzioni stanno andando male: l’acacia per via della gelata di primavera e per il caldo; va leggermente meglio il castagno, così come il millefiori, ma in generale tutti i mieli registreranno, chi più chi meno, una perdita dell’80% rispetto alla norma”.
Numeri e scenario al di sotto dell’andamento nazionale, tracciato a www.winenews.it dall’Unaapi, l’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani guidata dal neo presidente Giuseppe Cefalo, che sottolinea come, al di là dei negazionisti del climate change tra cui il presidente Usa Donald Trump, dalle api, “sentinelle” per eccellenza della salute dell’ambiente - e dunque della nostra - non ci arrivano più avvisi, ma la certezza di una drammatica crisi ambientale, e di un trend negativo per l’apicoltura italiana che non si arresta, ma anzi si aggrava.
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