Esplode il problema degli ungulati e Montalcino non ne è esclusa. Nelle ultime settimane tante aziende del territorio sono corse ai ripari costruendo recinzioni intorno alle vigne. Ma evidentemente non basta. Ogni giorno viene fatta la conta dei danni che sono rilevanti. D’altronde, con la siccità che non indietreggia di un centimetro, e con le uve già dolci, i cinghiali non hanno altra soluzione per placare la loro sete se non quella di dirigersi verso i grappoli. Un problema che ne scatena altri: le recinzioni non sono certo il massimo per un paese che vive di turismo e poi gli animali, se non trovano accesso tra i filai, è molto più probabile che si presentino nella strada. Creando pericoli per gli automobilisti. Il tema è annoso e le opinioni non sono tutte uguali. Anche Confagricoltura Toscana si era espressa sull’argomento sollevando il problema ungulati. Un punto di vista condiviso e rilanciato da tanti produttori di vino del territorio di Montalcino ma non solo.
“Fortunatamente - spiega Stefano Cinelli Colombini della Fattoria dei Barbi - la redditività del Brunello permette di limitare i danni ma non in tutti i posti è così. I pozzi e le fosse sono secche, l’uva invece è dolce, quando un cinghiale ha sete cosa deve fare? La situazione però è diventata insostenibile, non era mai successo di mettere le recinzioni prima di settembre. Si è creata una militarizzazione del territorio in un posto che vive di turismo. E i danni temo che non finiranno da qui alla raccolta. Come si risolve il problema? Semplicemente applicando la legge regionale e quindi riportando gli ungulati ad un numero accessibile che sia compatibile con il territorio. In Toscana negli anni ’70 ce n’erano circa centomila adesso superano il mezzo milione con la cifra destinata a crescere di anno in anno. I cinghiali attaccano anche altri animali e sono un pericolo per chi guida perché sono la causa principale degli incidenti ben più dell’alcool e dei sinistri provocati dalle distrazioni con il telefono. Essendo poi animali intelligenti si dirigono anche in luoghi dove non si caccia rovinando ambienti di pregio. Ma soprattutto esiste il rischio che negli anni non si possa più vivere di agricoltura. Noi produttori siamo tutti favorevoli alla limitazione di questi animali e insieme agli altri Consorzi agiremo nei prossimi giorni per divulgare i danni che sono stati fatti e per informare la gente. A Montalcino ci sono 2100 ettari di Brunello, con dodici milioni di bottiglie come potenziale produttivo. Invece se ne producono otto milioni. E’vero che puntiamo giustamente sulla qualità ma sul numero, in parte, incide anche il fattore ungulati”. Una posizione netta quella portata avanti dal vicepresidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino. Nei prossimi giorni arriveranno anche altri numeri che evidenzieranno ulteriormente il problema. Con la speranza che la siccità diventi presto un ricordo.