Sarà pure presto per valutazioni e giudizi, ma intanto le premesse non sono rosee. Le gelate primaverili, il caldo di giugno-luglio, la vendemmia anticipata, il dibattito su qualità e qualità: i temi su cui discutere in campo enologico sono diversi. Intanto è arrivata la prima previsione, decisamente negativa, da parte dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani. La produzione di vino 2017 sarà una delle più scarse di sempre, con appena 41,1 milioni di ettolitri, il 24% in meno del 2016. “A memoria d’uomo - si legge nella nota dell’Assoenologi - non si ricorda una stagione come quella in corso, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata”.
Nella classifica dal dopoguerra ad oggi, la 2017 si posizionerebbe come quinta peggiore annata al pari della 2012. Per trovare rese ancor più ridotte bisogna andare indietro di sessant’anni (36.4 milioni di ettolitri nel 1947, 40,4 nel 1948, 41 nel 1949 e nel 1950).
Nel dettaglio delle singole Regioni, la più produttiva rimarrebbe il Veneto con 8,6 milioni di ettolitri, seguita dalla Puglia (6,7) e dall’Emilia Romagna (6,2). La Toscana, con 2,11 milioni di ettolitri previsti, riscontrerebbe un calo del 30% rispetto al 2016 e del 21% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. “Il dato riguarda tutta la Regione - commenta alla Montalcinonews Ivangiorgio Tarzariol, presidente della Sezione Toscana dell’Assoenologi - ma ci sono zone in cui la perdita arriverà al 40% e altre in cui si assesterà sul 10-20%. Quest’ultimo è il caso del territorio di Montalcino. Quest’anno comunque è molto difficile fare previsioni sia sulla quantità che sulla qualità. Se continuiamo così, senza pioggia, la situazione diventa problematica. L’unico vantaggio è che le uve sono sane, questo va detto. Per il resto serve la sfera di cristallo”.
“Nel 2010, 2011 e 2012, personalmente, ho perso circa il 30% - sottolinea Patrizio Cencioni, presidente del Consorzio del Brunello e titolare a Montalcino dell’azienda vinicola Capanna - ai cali di produzione ci siamo abituati, insomma. Bisogna però recuperare in qualità. Diverse aziende hanno utilizzato l’irrigazione per compensare il problema siccità che è relativo a una mancanza di pioggia non tanto in estate (quella è già successa in passato) quanto in autunno e in inverno. Ci aspetta un lavoro impegnativo nella vendemmia, si dovrà passare due/tre volte per cogliere l’uva più pronta”.
Molto dipende anche dalla posizione e dal tipo di terreno. La situazione si presenta estremamente eterogenea anche nelle stesse aree, in vigneti posti a pochi chilometri di distanza tra loro. “Non ho dati di altre aziende - spiega Andrea Machetti, ad di Mastrojanni - però questi sono i numeri. Noi poi ci troviamo in una posizione molto svantaggiata, una delle zone più calde del territorio dove piove sempre meno”. “Nella nostra zona non abbiamo subito danni da gelata e da grandine - afferma invece Cecilia Leoneschi, enologa di Castiglion del Bosco - la mancanza di produttività sarà quindi da attribuirsi al minor peso degli acini. Direi intorno al 15% in meno. Non abbiamo avuto un vero problema di siccità, le piante non stanno soffrendo. La mancanza di acqua ha però portato ad un rapporto buccia/succo, rispetto alla norma, a favore della buccia. Acini e grappoli, numericamente, ci sono, ma con un minore peso”.
Va poi detto che le previsioni di Assoenologi si riferiscono a valutazioni fatte tra la seconda e terza settimana di agosto, quando cioè la quasi totalità dell’uva era ancora sulle piante. Un quadro parziale, dunque, che potrebbe anche peggiorare qualora perdurassero la siccità e le alte temperature. Entro fine agosto, Assoenologi comunicherà una stima dettagliata sulla produzione quali-quantitativa della campagna in corso riferita alle singole Regioni italiane. Basterà aspettare, insomma, per capire davvero che annata sarà la 2017. E se per la qualità è ancora troppo presto, i primi indici sulla quantità rappresentano già un campanello d’allarme.
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