Come immaginiamo il futuro della città dove viviamo o lavoriamo? Ci abbiamo mai pensato? Forse l’argomento lo tiriamo in ballo, distrattamente, quando siamo a tavola riuniti con la famiglia. A qualcuno, probabilmente, il pensiero nemmeno passa per la testa perché i tempi di oggi dimezzano la riflessione. Oppure, semplicemente, si cerca una risposta nello smartphone che però non verrà mai trovata. Di certo c’è che il mondo va avanti e con esso anche le idee. Che poi possono essere, ovviamente, condivise o criticate, ma di sicuro vanno sempre ascoltate. A Montalcino ci sono tanti giovani brillanti che hanno a cuore la propria città, tanto da decidere di portarla addirittura come argomento di tesi. E’ il caso di Adele Piccioni che lo scorso 10 luglio si è laureata nel corso quinquennale alla Facoltà di Architettura di Firenze con una tesi in Progettazione dal titolo “DENTRO LE MURA: progetto per il Palazzo della Cultura della Città di Montalcino”. Un lavoro approfondito e originale nato dall’amore per la propria città e che le è valso il massimo dei voti, 110 e lode. Il Relatore della tesi è il professore Stefano Lambardi, correlatrice Marianna Coglievina, entrambi architetti. L’idea di Adele è quella di ridisegnare un’area nevralgica della città, quella che si espande dalla Fortezza al circondario, creando un nuovo collegamento urbano e sociale che si ponga come elemento di connessione e non più di cesura. “Ci troviamo a Montalcino - spiega Piccioni - in un’area di cerniera, ma allo stesso tempo di confine: nel punto di congiunzione e separazione tra il centro storico, arroccato e chiuso all’interno della sua cinta muraria e la vallata da cui prende le mosse il nuovo asse di sviluppo della città fuori le mura”. Un’area che viene descritta nella tesi “al limite, non solo dal punto di vista fisico, ma anche urbanistico e sociale. Tali caratteri sono accentuati dall’orografia del terreno, in quanto l’area da un lato dialoga con il centro storico, mentre dall’altro si trova a contatto con un’aspra vallata al di sotto del poderoso bastione mediceo che da sempre ha rappresentato una difesa naturale nei confronti degli eserciti che storicamente hanno ambito alla conquista di Montalcino”. Senza tralasciare che siamo di fronte a un importante nodo viario che rappresenta il punto di arrivo di ogni strada che collega Montalcino alla Maremma e alla via Cassia. Da tutti questi spunti è nato il concetto di “connessione” da applicare alla città attraverso un progetto di sviluppo in grado di unire antico e contemporaneo tenendo conto del confronto con il centro storico, del rapporto con l’imponente Fortezza e dell’impatto della nuova progettazione sull’immagine complessiva della città e sul paesaggio.
Il centro della trasformazione, su cui si sofferma la tesi, è il bastione di S. Martino, ad oggi interrato. Affinchè sia di nuovo visibile l’intero tracciato murario che circonda la città, vengono riportate alla luce le tracce del bastione ed è su queste che si va a posizionare il nuovo edificio in qualità di bastione contemporaneo che riprende dal precedente il ruolo di accesso principale alla città ma questa volta sotto una nuova prospettiva concettuale. Ovvero attraverso la creazione di un edificio contemporaneo, di nuova progettazione e con piazza antistante, capace di ridefinire il concetto del “dentro e fuori le mura”. La costruzione immaginata è il Palazzo della Cultura che si collocherebbe “provocatoriamente” dentro le mura ma con la piazza, suo basamento, che si protenderebbe invece “oltre il confine” instaurando quella comunicazione tra le parti ricercata nel progetto e gettando le fondamenta, come spiega Adele, “per il dialogo tra due lembi di tessuto urbano vicini ma lontani allo stesso tempo”. La tesi di Adele Piccioni parla di “ricerca dell’armonia, delle relazioni geometriche e proporzionali” per non snaturare ciò che è già esistente. L’obiettivo, con la realizzazione dell’edificio, è quello di creare una “cerniera” dal punto di vista urbanistico ma anche un luogo di riferimento per la vita sociale e culturale cittadina. Il Palazzo della Cultura è stato pensato per ospitare un laboratorio con centro fiere/esposizione, sala conferenze, archivio storico, bar, ristorante. La piazza, a cui si accederebbe da ogni lato e che a sua volta si collegherebbe con la Fortezza, Piccioni la vede come un luogo di ampio respiro che sia punto di ritrovo per cittadini e visitatori, “per incontrarsi, comunicare, consolidare nei locali e non, il senso di appartenenza e scoperta del territorio”. Spazi diversificati che possono vivere autonomamente senza dipendere l’uno dall’altro. Un’architettura, spiega Adele, “che possa dare nuova forma alla città e di conseguenza instaurare nuove relazioni”. Anche la viabilità, ovviamente, sarebbe modificata con l’area che, secondo il progetto, potrebbe avvalersi di un parcheggio sotterraneo sotto il nuovo palazzo e di una nuova strada carrabile (per scongelare il traffico) che ridisegnerebbe l’isolato includendo al suo interno la Fortezza e l’area attualmente occupata dagli impianti sportivi. Inoltre, eliminando il muro che adesso ne oscura la vista, colui che entra a Montalcino vedrebbe ergersi di fronte l’imponente monumento nella sua interezza.
Chissà se l’idea di Adele Piccioni un giorno potrà diventare realtà. Intanto la sua tesi di laurea ha convinto la commissione e questo era l’obiettivo più importante da centrare. Al di là di come la si può pensare, fa sicuramente piacere venire a conoscenza di ragazzi che pensano al futuro di Montalcino, e che lo fanno portando avanti idee e convinzioni nate dopo anni di studio e ricerche personali. Sarebbe bello e istruttivo, perché no, parlarne anche pubblicamente con la città riunita. Nel frattempo, Adele, fresca di pergamena, già pensa al suo futuro. Andrà a Londra a fine estate dove lavorerà in uno studio di architettura potenziando il suo inglese. “Sapevo da sempre - spiega - che la mia tesi sarebbe stata legata a Montalcino, perché questa scelta mi avrebbe appagata maggiormente. La selezione del tema della tesi l’ho condivisa con il professore Stefano Lambardi, montalcinese, con il quale ho il piacere di condividere le radici e l’amore per la nostra Terra, riprendendo un dibattito sull’area che era già stato avviato da lui all’interno dell’Università e che ho fatto mio proponendo visioni inedite. Perché ho scelto Architettura? E’ merito di mio nonno che era un muratore. Lo seguivo in giro per il paese e dei suoi racconti mi affascinava il fatto che con il suo lavoro potesse lasciare un segno nel territorio. La mia tesi è dedicata a lui”. Brava Adele, il tuo primo grande segno lo hai già scolpito in modo indelebile.