Le scarse precipitazioni invernali, seguite dal forte caldo delle prime settimane d’estate, hanno portato il tema siccità all’ordine del giorno nel dibattito pubblico. Sulla situazione di Montalcino era intervenuto il presidente del Consorzio del Brunello Patrizio Cencioni, sottolineando come le piogge cadute alla fine di giugno avevano ridato sollievo e vigore alle piante. La Montalcinonews ha allargato gli orizzonti proponendo lo stesso tema a due aziende del territorio, Matrojanni e Castello Banfi.
“Purtroppo il problema non è solo il caldo dell’estate - afferma Andrea Machetti di Mastrojanni - sono mancate piogge in inverno, è stato l’unico anno che ricordo senza precipitazioni. Siamo sotto il cielo, è la natura che comanda. Ad oggi abbiamo messo delle selezioni di alette in vigna per bilanciare la pianta e non farla soffrire ulteriormente, provvedendo a delle irrigazioni di soccorso nei casi più critici. La vendemmia, se continuerà così, sarà un po’ anticipata. Un altro problema - continua Machetti - è la selvaggina. In questo momento gli animali hanno sete e si buttano nei vigneti. Non c’è acqua e anche se l’uva è acerba, dà sollievo”.
Per Gianni Savelli, agronomo di Banfi, l’agomento “è sentito ma non è un problema. Partiamo dal presupposto che la vite è resistente alla siccità e non ha tanto bisogno di risorse idriche. Poi tutto Montalcino e Banfi in particolare è sensibile ad una situazione già toccata nel corso degli anni. Inoltre la nostra azienda è impostata su impianti di media densità, con cinquemila ceppi per ettaro. Questo ci aiuta in situazioni del genere, perché c’è meno competitività tra le piante. Fatte queste premesse, l’argomento è sensibile ma la situazione non ci preoccupa più di tanto”. Savelli spiega poi quali sono le misure attuate da Banfi per contrastare la siccità, come “lavorare il terreno in modo superficiale chiudere eventuali crepe che si creano e da dove potrebbero entrare vento e aria. Oltre a questo, Banfi ha sviluppato una forma di allevamento personalizzata, studiata in azienda negli ultimi anni, che ci sta dando dei risultati in queste annate siccitose. L’abbiamo battezzata Alberello Banfi. È una pianta di dimensioni ridotte e con pochi tralci (solo quattro) e pochi grappoli. Ha ancor meno bisogno di risorse idriche dal terreno e riesce a difendersi meglio”. In conclusione, ci sono i presupposti per una grande annata? “Le dimensioni degli acini sono ridotte - risponde Savelli - e questo può essere un grosso vantaggio a favore della qualità. Le premesse ci sono. Il Sangiovese dà il meglio in presenza di leggeri stress idrici, questa è una cosa ripetuta e vista negli anni”.
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