Nel pieno della sua spensieratezza, Jazz & Wine ha regalato un’altra serata indimenticabile per gli amanti del buon vino e della sana musica. A omaggiare la Fortezza la Jazz & Wine Orchestra diretta da Mario Corvini. “È il terzo anno che rappresentiamo la rassegna, ma ho suonato qui nella prima edizione” - spiega Corvini, intervistato dalla Montalcinonews poco prima dello spettacolo, iniziato poco dopo le 22. “Ritornare con Marcello, nella celebrazione dei vent’anni, è il miglior modo di omaggiare un grande amico, Giampiero Rubei. Ma devo dire che suo figlio Paolo mantiene il testimone in modo splendido. L’unica differenza che vedo rispetto alla prima edizione, nel 1997, è che avevo più capelli di adesso (ride, ndr). Per il resto si respira lo stesso clima, arrivano le stesse sensazioni”. Il festival, organizzato da Banfi in sinergia con la famiglia Rubei dell’Alexanderplatz di Roma, è l’unico a disporre di un’orchestra personale. “È vero - continua Mario - e ne siamo orgogliosi. Nasciamo come New Talents Jazz Orchestra dell’Auditorium Parco della Musica, ma a luglio ci travestiamo e assumiamo l’aspetto dell’orchestra di Montalcino”. Che momento storico sta vivendo il jazz? “Un momento difficile” - chiude Mario Corvini. “Stiamo attraversando un epoca cruciale, oltre non so cosa ci sarà. Spero cose buone, ma adesso sono demoralizzato perché le orchestre e le iniziative culturali non vengono aiutate quasi per niente. Roma ultimamente sta facendo bene ma l’Italia resta carente. Se film come La La Land possono aiutare? Non lo so, non sono sicuro che possano dare un’immagine completa del jazz. Il jazz va stimolato dai nuovi progetti. Il jazz, come tutte le forme d’arte, è nato per una fortissima intenzione di progettualità nuova. Ora si cerca di guardare troppo indietro, siamo vincolati dalla storia, invece dobbiamo cercare di tirare fuori soronità nuove”.
La prima parte del concerto ha dato spazio al trombone di Marcello Rosa, anche lui presente il primo anno, venti anni fa. “Questa è la quarta volta, quindi come media mi chiamano ogni cinque anni - scherza Marcello. “All’epoca lanciai un gruppo di giovani, uno di questi è Mario Corvini che mi fa piacere ritrovare. Tutte le volte che sono venuto ho trovato l’accoglienza calorosa e una certa corrispondenza. Mi sono divertito ed è una cosa rara. Normalmente non mi diverto mai, ci sono troppe preoccupazioni. Il divertimento c’è nel sapere di fare una cosa che piace, ma è stressante. Stasera nel primo tempo suoniamo brani miei, nel secondo diamo spazio a Stefano Di Battista”.
“Sono finito qui a Montalcino, stasera, perché ho lavorato con questo grande organizzatore che è Giampiero Rubei” - afferma Di Battista. “Fu lui che mi introdusse nel mondo del jazz. Ho accettato di tornare per tanti motivi. Per omaggiare lui e per l’amicizia con la sua famiglia, per questa bellissima Fortezza, un posto mozzafiato che ha richiamato la mia volontà senza saperlo. E poi c’è un altro legame, il vino. Il vino è naturale, sta in mezzo alla natura, è fatto con la terra. E siccome sono appassionato di terra, non vedevo l’ora che arrivasse questo giorno. Questa orchestra - continua il sassofonista romano - è diretta da un arrangiatore eccelso. Mario ha un pizzico di follia che a me fa divertire molto. Questa sera condividiamo delle musiche standard e qualcuna originale, tra cui un brano di mia composizione. C’è una sorpresa, scritta da Massimo Urbani, leggenda del jazz che vogliamo riportare all’orecchio delle persone. E poi sono qui con un regista col quale stiamo preparando un film sul jazz. Ma non vi dico altro, così ci sarà un motivo per tornare l’anno prossimo!”.
Nella prima parte, assieme a Marcello Rosa, era presente come special guest il percussionista Filippo La Porta. “Con Marcello abbiamo un progetto dal nome Jazz Tales - spiega La Porta - che recentemente ha avuto come ospite Corvini. Mario mi ha invitato qui a suonare e mi fa piacere perché la sua è una band giovane, una delle migliori. Il mio strumento preferito è il trombone, sto tentando di studiarlo indegnamente. Sono uno scrittore - chiude - ma da trent’anni coltivo questa passione musicale. E qui a Montalcino c’è una cornice meravigliosa. L’ho notata la prima volta, nel 1997, e la noto anche adesso”.