Castello Banfi e Edoardo Milesi & Archos alla conquista di Vinitaly. Come ? Attraverso un affascinante e suggestivo restyling degli ambienti espositivi della cantina per l’edizione 2017 della kermesse di Verona (9-12 aprile). La collaborazione tra una delle realtà leader del territorio del Brunello ed Edoardo Milesi, architetto tra i principali esponenti della bioarchitettura e dell’architettura sostenibile - che a Montalcino abbiamo imparato a conoscere grazie alla direzione dei lavori di riqualificazione e restauro di Sant’Agostino che hanno portato alla rinascita del Complesso - nasce con l’obiettivo di creare un luogo in cui i visitatori siano guidati verso la filosofia della cantina in un viaggio sensoriale nella campagna toscana. Protagonisti, oltre ai vini di Castello Banfi in degustazione, i cinque sensi, ma anche il territorio di Montalcino, la terra ed il lavoro dell’uomo che la plasma, per un’esperienza davvero suggestiva ed indimenticabile.
Due realtà del territorio - una ormai storica, Castello Banfi, che ha contribuito in larga parte al successo del Brunello nel mondo e l’altra, rappresentata dall’architetto Milesi che dirige la Scuola Permanente dell’Abitare che a Montalcino, nel Complesso di Sant’Agostino, ha creato lo spazio culturale OCrA - che si incontrano con l’obiettivo comune di valorizzare il territorio e tutto ciò che esso ha da offrire.
Gli ospiti di Castello Banfi a Vinitaly saranno accolti in uno spazio che riproduce un vero habitat sensoriale, un piccolo mondo fertile dal quale emerge l’articolata e complessa ricerca di Banfi: non solo una storia di vini di qualità ma la storia di un secolare amore per la terra, di un paziente e sapiente lavoro di modellazione e trasformazione del paesaggio e della sua gente, della costruzione del genius loci che ha ispirato nei secoli l’armonia del territorio toscano. Visitare lo stand Banfi è entrare in una dimensione evocativa ed esperienziale, fortemente emotiva, collettiva, polisensoriale, una dimensione ritualistica.
Due blocchi in legno di castagno bruciato uniti da due travi reticolari: uno angusto ma alto, dall’odore medievale, contiene il filtro d’ingresso; l’altro, diametralmente opposto, ospita la cucina, i magazzini e la scala che conduce al piano superiore dove trovano spazio stanze per consumare differenti vini e assaporare differenti storie.
Vele di membrana semitrasparente percorrono i lati lunghi e su di esse immagini evocative: le colline accarezzate dal sole, gli alberi mossi dal vento e bagnati dalla pioggia, ombre in movimento in una contaminazione tra campagna e metropoli; odori, rumori, luci si alternano per immergere il visitatore nei riflessi di un vino dal sapore e dal profumo della macchia mediterranea.
Ogni elemento progettato racconta la terra toscana: il colore scuro delle pareti è ottenuto mediante un’antica tecnica giapponese per la conservazione del legno, molto simile alla tostatura delle barrique; il pavimento è lasciato in ferro grezzo e il legno utilizzato è un larice naturale non trattato, come quello delle casse di vino da spedire lontano, imbevuto degli oli essenziali del lentischio e dell’elicriso, estratti per l’occasione dal famoso profumiere Luca Maffei.
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30