Il dibattito sulla zonazione, tra i vigneti del Brunello di Montalcino, non ha mai realmente spiccato il volo: a far riflettere sull’argomento, sono spesso critici e giornalisti ma anche produttori. C’è chi crede che, per crescere, Montalcino abbia bisogno di puntare sulle differenze che il vasto territorio propone e chi invece sostiene che “dotare” il territorio di sottozone sia una forzatura. Ma se a parlare di zonazione a Montalcino è l’erede di chi ha inventato il Brunello, probabilmente, è il caso di fare delle valutazioni in merito. Jacopo Biondi Santi, alla guida della Tenuta il Greppo, vede nella zonazione “l’opportunità per valorizzare il territorio ed il suo prodotto di punta, il Brunello, una mossa che avvantaggerebbe innanzitutto i produttori, perché il mercato - racconta Jacopo Biondi Santi a WineNews - ha bisogno di messaggi sempre più precisi”. Si potrebbe partire dall’individuazione di 8 grandi sotto zone, “seguendo i quattro punti cardinali - racconta Jacopo Biondi Santi a WineNews - e dividendo le quattro aree in senso altimetrico, sopra e sotto i 250 metri. Altura ed esposizione sono fondamentali nel comportamento del Sangiovese, così come le diverse tipologie di terreno”. Ma non sarebbe che un primo passo, perché l’obiettivo è più ambizioso, ed ha un nome preciso: “l’ideale - approfondisce Jacopo Biondi Santi - sarebbe quello di arrivare ad una denominazione di origine aziendale, in cui ogni produttore rivendichi le caratteristiche dei propri vigneti, ma per farlo non basta l’impegno delle singole aziende, ci vuole un lavoro organico, fatto da un ente super partes, come il Consorzio”. Un percorso del genere, però, porterebbe anche ad un ripensamento del disciplinare di produzione, perché “è impensabile - spiega Biondi Santi - vincolare un territorio che accoglie così tante differenze, alle stesse tempistiche”. Una vera e propria sfida per Montalcino, per competere sui mercati ed agevolare anche consumatori e critici nella comprensione delle annate.
dati a cura di 3BMeteo
20 settembre 2024