Per realtà come Montalcino, dove sono molti i monumenti e i luoghi di interesse storico culturale di cui prendersi cura e da mantenere, pubblico e privato devono necessariamente dialogare per generare economie, creare progetti comuni e qualificati di ricerca e valorizzazione del territorio e dei beni culturali che ne sono parte. E questa filosofia a Montalcino, negli ultimi anni, ha preso campo e molte sono state le occasioni in cui si è stati testimoni della collaborazione fattiva tra pubblico e privato. Un esempio su tutti? Il recupero ed il restauro sul Complesso di Sant’Agostino portato avanti dalla Fondazione Bertarelli.
Ma, dopo alcune segnalazioni che sono arrivate alla redazione della MontalcinoNews, quello che sembrava poter essere l’emblema di un percorso che portava la cittadinanza a riappropriarsi di uno dei luoghi simbolo della città, sembra, invece, essere stato il primo passo per “privatizzare” il Complesso e chiuderne di nuovo la fruizione ai cittadini e non solo.
In realtà le porte dell’edificio sono sempre aperte e molte sono le attività che qui si svolgono ma, come fanno sapere alcune associazioni del territorio che, nel tempo, hanno voluto usufruire degli spazi del Complesso, sono vincolate da una gestione rigorosamente privata, quella dell’Officina Creativa dell’Abitare (OCrA), che organizza eventi e conferenze, mostre e convegni, o “concede”, appunto, gli spazi occupati dalla sede.
È naturale che un luogo come quello di Sant’Agostino sia divenuto a tutti gli effetti privato e che anche associazioni storiche di Montalcino, che sul territorio lavorano e forniscono un servizio sociale importante, debbano pagare per usufruire degli spazi di Sant’Agostino?
È normale che, per chiunque abbia intensione di usufruire della struttura sia necessaria l’ “intercessione” di OCrA che occupa una parte cospicua del Complesso? Se è vero che la Fondazione Bertarelli ha contribuito in maniera imponente alla realizzazione della rinascita del Complesso e al restauro della Chiesa e dei suoi preziosi affreschi, non sarebbe più naturale che un monumento simbolo come Sant’Agostino, per la sua natura, le sue origini, l’affetto che la comunità prova per il monumento, fosse fruibile dai cittadini e, perché no, anche da altre realtà produttive del territorio che qui potrebbero inserirsi con attività studiate ad hoc per far vivere ai cittadini il Complesso senza che debbano sentirsi “ospiti”?
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30