Cavalli da tiro: a Montalcino l’agricoltura sostenibile si fa così

Tre giovani produttori di Brunello biologico, ma anche tre grandi amici che hanno deciso di mettere a sistema l’intera filiera della loro produzione in modo completamente sostenibile. Come? Lasciando da parte la meccanizzazione agricola per tornare al trattore di un tempo: il cavallo da tiro. Da un’idea iniziale di Francesco Mulinari (L’Aietta) condivisa e supportata da Federico Ciacci (Villa I Cipressi) e Francesco Cantini (Piombaia), ha preso vita un progetto che unisce la grande passione dei tre giovani produttori per i cavalli e quella ancor più grande per l’agricoltura sostenibile.
Il progetto, che è ancora ad un livello embrionale, parte da alcuni studi che dimostrano, non che è possibile tornare ad una agricoltura d’altri tempi ma anche l’enorme beneficio che la lavorazione attraverso i cavalli da tiro porta ai terreni, che non subiscono il compattamento dovuto al passaggio di macchinari, che porta anche all’annullamento di emissione gassose dovute al carburate necessario ai trattori. Non solo, l’allevamento dei cavalli da tiro, nell’arco di poco tempo, diviene una vera e propria fonte di guadagno per la riproduzione e la conseguente vendita del bestiame.
Ad oggi Mulinari, Ciacci e Cantini hanno acquistato tre cavalle, una di queste è già in addestramento nel nuovo centro equestre della cantina Tenuta di Collosorbo, mentre le altre attendono il loro turno e, poi, finalemente, potranno aiutare nel lavoro i loro giovani e lungimiranti padroni.
Un progetto che ha già il sapore del successo e, grazie alla perspicacia dei tre giovani produttori, sembra avere tutte le carte in regola per aprire le porte ad un’agricoltura sempre più sostenibile e che strizza sempre più l’occhio alle richieste dei consumatori e degli appassionati di vino e del Brunello.