Correva l’anno 1516 quando Papa Leone X, il 22 gennaio a Firenze, glorificò i martiri della Chiesa, frati minori di San Francesco, che il 10 ottobre 1227, dopo un lungo periodo di torture, furono decapitati dai saraceni a Ceuta, in Marocco. Tra questi missionari francescani che, con la colpa di predicare il Vangelo, furono uccisi, c’era anche un abitante di Montalcino: Donnolo. Poche sono le documentazioni che riguardano questo personaggio, e ci provengono soprattutto dal periodo della santificazione. È un documento, proveniente dalla Sacra Congregazione dei Riti di Roma che, proprio in riferimento ai martiri del Marocco narra: “per la ragione che è costante ed antica tradizione che uno di essi, di nome Donnolo, è di famiglia di Montalcino, ed è l’unico santo che vanti la città”. A Montalcino, comunque, dai tempi della glorificazione fino ai giorni nostri, ogni anno, si ricorda, anche grazie al Quartiere Travaglio che l’ha assunto come Patrono ed ha celebrato, attraverso un convengo, i 500 anni dalla sua canonizzazione, il martirio di questo Santo che, nato e vissuto a Montalcino, primizia dei martiri Francescani, ha dato ai credenti del territorio, da quasi un millennio, motivo di orgoglio e devozione. La MontalcinoNews ha intervistato il presidente del Quartiere Travaglio, Nicoletta Nafi e i professori Mario Ascheri e Maria Assunta Ceppari Ridolfi nel giorno della celebrazione della canonizzazione del Santo di Montalcino.
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