L’emergenza ungulati in Provincia di Siena non si ferma e in una intervista rilasciata a La Nazione di Siena, Roberto Vivarelli, vice presidente dell’Atc (Ambiti Territoriali di Caccia) ha inquadrato il nuovo assetto per le Atc, il problema e le emergenze che derivano dall’enorme quantità di ungulati che albergano nelle campagne del senese.
Per prima cosa Vivarelli spiega come verrà gestito il passaggio da una Atc provinciale a 2: “nei primi mesi - dice - sarà ancora in piena operatività la ATC Siena e continueremo ad operare con grande attenzione alla gestione del territorio provinciale, soprattutto al contenimento e prevenzione dei danni da ungulati, un vero flagello per i nostri agricoltori. Passiamo da danni accertati e liquidati per 788.000 euro relativi al 2015 ad una stima di circa un 1.118.000 euro nel 2016. Danni provocati per il quasi tre quarti del totali dai cinghiale, il resto da caprioli e daini e una presenza preoccupante in incremento di cervi, specialmente nelle zone del Chianti Classico. Le colture maggiormente danneggiate sono per oltre 650.000 euro vigneti, ma anche cereali per circa 350.000 euro. L’obiettivo che ci siamo dati per questa stagione venatoria, per contenere il problema ungulati è di riuscire ad abbattere almeno 22.000 cinghiali. Con il mese di novembre è iniziata la caccia al cinghiale e fino a tutto gennaio opereranno 75 Squadre della provincia di Siena e a giudicare dai risultati siamo sulla buona strada. C’è poi l’azione di contenimento da effettuare nelle strutture pubbliche che gestiamo in convenzione: 88 strutture per migliaia di ettari in cui da almeno quattro anni non si facevano abbattimenti al cinghiale. Dopo una forte azione di pressione sulla Regione ci è stato consentito di poter effettuare le braccate e i numeri degli abbattimenti ci stanno dando ragione. Anche gli interventi nelle aziende faunistico-venatorie stanno dando ottimi risultati così come la selezione al cinghiale da appostamento. Comprendo la rabbia degli agricoltori della Val d’Orcia e del Chianti Classico. Ad inizio estate 2016 abbiamo presentato alla Regione un protocollo di intesa per la gestione del cinghiale in queste zone (circa 9.000 ettari) dichiarandoci disponibili a fare la nostra parte con azione di monitoraggio e interventi di controllo. Ci sono voluti, purtroppo, alcuni mesi prima di arrivare a fare un incontro in Regione. Ritengo che la cattura con gabbie e chiusini, metodo sin qui adottato, non risolva il problema. –Risulta assolutamente prioritario che l’assessorato regionale all’ambiente e quello alla caccia, trovino una soluzione, anche consentendo delle braccate all’interno di queste strutture. Così come si pone il problema di piani di controllo del capriolo attraverso abbattimenti nelle Strutture a gestione pubblica,dove da 4 anni non si fanno interventi”.
dati a cura di 3BMeteo
29 novembre 2024 08:00