“A un anno dall’acquisizione della proprietà di Montalcino e dopo aver messo a regime tutte le diverse fasi di produzione secondo il codice Carpineto di sostenibilità agricola che protegge la biodiversità, sono ora a predisporre con entusiasmo l’uscita delle prime bottiglie di Rosso di Montalcino proveniente dalla straordinaria vendemmia 2015. Un gran bell’esordio, partire con un’annata così” - dice Caterina Sacchet, enologa e figlia di Giovanni Carlo Sacchet fondatore con Antonio Mario Zaccheo della Carpineto. “Il vino si presenta con un intenso profumo di fiori, spezie e leggeri sentori di sottobosco. La lunga persistenza, l’intensità del corpo e la ricca concentrazione polifenolica definiscono l’unicità dell’annata 2015”.
“All’alba del 50° anniversario della Carpineto, abbiamo definitivamente messo radici profonde nei territori storici toscani completando quel progetto iniziale dei padri fondatori, profondamente amanti del Sangiovese e delle sue varie declinazioni: Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, cercando i terreni più vocati all’interno delle tre denominazioni toscane - dichiara Antonio Michael Zaccheo, figlio di Antonio Mario Zaccheo.
Per trenta anni Carpineto ha diffuso il vino Brunello di Montalcino nel mondo, credendo nella sua potenzialità di interpretare e raccontare uno degli aspetti più autorevoli della Toscana vitivinicola. Lo scorso anno ha avuto la possibilità di coronare il progetto sul quale da tempo lavorava, rilevando l’Azienda in località Rogarelli.
L’Appodiato di Montalcino, dal punto di vista geologico si trova sul complesso indifferenziato delle argille scagliose, costituito prevalentemente da scisti, calcari marnosi e arenarie quarzose.
La posizione e la quota, oltre 400 mt sul livello del mare, ne fanno uno degli insediamenti più panoramici del territorio, con la vista che spazia dal centro storico di Montalcino (da cui dista 4 km) del quale s’inquadra l’intero perimetro della cinta muraria, alla Val d’Arbia, dove all’antica Cassia si unisce la via Francigena, e nelle giornate limpide fino anche a Siena; alzando lo sguardo poi, oltre la prima linea di colline all’orizzonte verso est, si può scorgere addirittura Cortona.
Gli edifici, tipici casali in pietra, sono circondati da querce secolari e tutto intorno cinquantatré ettari di terreno di cui 10 di vigneto, piantati a Sangiovese grosso, allevato con metodo Gouyot, a una densità di 5700 piante per ettaro, un uliveto e un fitto bosco di querce, lecci e macchia mediterranea completano questo piccolo gioiello.
La leggera e continua ventilazione rende piacevole il soggiorno, specialmente nelle calde giornate estive, ma soprattutto dona alla vite un microclima unico che garantisce salubrità all’uva e conferisce al vino, intensi e complessi profumi, freschezza, eleganza e grande longevità.
Focus - La storia di Carpineto
Era il 1967 quando Giovanni Carlo Sacchet ed Antonio Mario Zaccheo fondarono la Carpineto col proposito di produrre il migliore Chianti Classico che il “terroir” potesse offrire. Una rivoluzione vera per quei tempi, in cui il risultato universalmente auspicato era la quantità e non la qualità.
I due soci che fin da subito scommisero sui territori più vocati, videro nella Toscana un enorme potenziale, dove poter produrre grandi vini di tradizione applicando le tecniche più all’avanguardia nei processi produttivi e aumentando gli standard qualitativi dell’epoca.
Innovatori per vocazione, Sacchet e Zaccheo, insieme alle nuove generazioni, Caterina Sacchet, enologa, Elisabetta Sacchet, Francesca Zaccheo e Antonio Michael Zaccheo, continuano a sperimentare, nel rispetto dei grandi valori storici della Toscana e di una qualità mantenuta su standard molto elevati, con l’obiettivo di tutelare non solo le caratteristiche dei vini ma anche l’ambiente.
Negli anni la Carpineto, che ha mantenuto l’assetto familiare, è cresciuta costantemente fino a diventare un brand dal successo internazionale, affermatasi per l’eccellenza dei suoi prodotti e molto ben posizionata all’estero con un export diretto verso oltre 70 Paesi, Canada e Stati Uniti in testa.
Tre sono le linee di produzione e oltre 30 le etichette con una produzione complessiva di 3 milioni di bottiglie. Gran parte della produzione è data da vini delle più prestigiose DOCG della Toscana. Rossi per lo più, Riserve di grande struttura ed estratto, vini estremamente longevi.
Nata 50 anni fa dalla scommessa sui grandi territori vinicoli della Toscana e dal sogno di mettere insieme le 3 denominazioni più importanti della regione, Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, oggi è una realtà fortemente rappresentativa della migliore Toscana vitivinicola.
Un’azienda familiare affermata, molto articolata e dalle proporzioni di rispetto: quasi 500 ettari complessivi di proprietà, di cui oltre 200 a vigneto, che si estendono su cinque diverse Aziende denominate Appodiati: di Montepulciano, di Montalcino, di Gaville, di Dudda e di Gavorrano.
Carisma, stile, grande continuità qualitativa dei vini, riconoscimenti internazionali prestigiosi da scoprire sul territorio, nei vigneti.
Attraverso le 5 Tenute, percorrendo gli oltre 500 chilometri complessivi di filari, vengono in mente le parole del grande enologo umanista Giacomo Tachis “… la grande architettura non sta nell’artificio delle cantine ma nel vigneto”.
Ed è soprattutto in Val di Chiana nell’Appodiato di Montepulciano, cuore moderno dell’azienda, che la vista spazia tra vigneti a perdita d’occhio dall’enorme superficie fogliare su 184 ettari di terreno.
E l’agricoltura che si pratica qui è un’agricoltura di precisione con macchine e tecnologie di ultima generazione a scarsissimo impatto ambientale, che permette di effettuare trattamenti esclusivamente al bisogno e mirati. Anche per questo l’azienda rappresenta un modello in quanto a sostenibilità. Così come è un modello rispetto all’impronta di carbonio, con vigne e boschi che assorbono molta più CO2 di quanta l’azienda stessa ne produca. E sempre in un’ottica di sostenibilità ambientale va la scelta di alleggerire il peso della bottiglia delle Riserve.
È nella Tenuta di Montepulciano che troviamo il vigneto contiguo ad alta densità ritenuto il più vasto d’Italia (65 ettari). La densità media di impianto è di circa 8.000 piante per ettaro che producono vini di grande concentrazione e finezza.
È qui, circondata dai vigneti, che è stata appena completata anche la nuova cantina nei colori della terra, distanziata dall’antico complesso settecentesco.
Tutto intorno un’ampia area verde che digrada su un piccolo lago naturale. Sulla collina un uliveto monumentale di 12 ettari con le classiche varietà toscane, Frantoio, Moraiolo, Leccino e Pendolino, per l’olio extra vergine che l’azienda produce da uliveti presenti in tutte e cinque le Tenute.
Edificata secondo i criteri di ecocompatibilità, con materiali per la bioedilizia, la cantina produce energia da fonti rinnovabili in misura maggiore ai propri fabbisogni.
In totale 4.500 metri quadrati suddivisi in tre ambienti, di cui uno ospita i locali per l’elevazione in legno in botti di diversa capacità, uno per la zona più strettamente produttiva per la vinificazione, ed uno destinato all’accoglienza con la zona degustazione ed un ballatoio-salone che affaccia sulla bottaia.
In questo Appodiato, da singoli vigneti, l’azienda ottiene 4 Cru, prodotti solo nelle annate ritenute eccezionali: si tratta dei Vigne degli Appodiati, dalle caratteristiche straordinarie che esaltano le peculiarità di ogni singola microzona. Imbottigliati senza subire alcun trattamento, vengono rilasciati dalla cantina non prima di almeno cinque anni di affinamento in bottiglia. Vere e proprie icone in grado di evolvere lungamente.
E sempre qui, dai vigneti di Montepulciano (86 ettari), Carpineto produce il Vino Nobile DOCG che nel 2015 si è posizionato al 26° posto con un punteggio di 93/100 per l’annata 2010 nella classifica di Wine Spectator dei 100 migliori vini al mondo. L’unica azienda toscana a produrlo nella sola versione Riserva. Anche quest’anno Wine Spectator ha attribuito all’annata 2011 il punteggio di 93/100.
L’Appodiato di Montalcino, in posizione privilegiata, a 500 mt sul livello del mare, è uno degli insediamenti più alti della denominazione e più panoramici con la vista che spazia sul centro storico di Montalcino (da cui dista 4 km) e inquadra l’intero perimetro della cinta muraria. Antichi casali in pietra circondati da querce secolari e tutto intorno 53 ettari di terreno di cui 10 di vigneto piantati a sangiovese grosso (3,5 h di Brunello, 5 di Rosso di Montalcino, il resto Sant’Antimo Rosso), un uliveto e un fitto bosco di macchia mediterranea.
La leggera esposizione verso nord, in posizione panoramica e ventilata, dona ai vini di questa Azienda un microclima unico che conferisce al Brunello intensi e complessi profumi, una bella freschezza, eleganza, e grande longevità.
L’Appodiato di Dudda, sede originaria nel Chianti Classico, è il cuore storico dell’azienda, emblematicamente rappresentato qui anche da un archivio enoico tra i più forniti, con un grande numero di annate storiche. Oltre all’archivio, molto spazio in cantina è dedicato all’elevazione nei legni. Mentre l’affinamento dei vini imbottigliati avviene in una cella sotterranea a temperatura costante che può ospitare fino ad un milione di bottiglie. Il complesso è circondato da 8 ettari di vigneti a Sangiovese del Chianti Classico.
Poco distante, l’Appodiato di Gaville sulla cima di un colle: 65 ettari in uno splendido ambiente pastorale con 13 ettari di vigna e 17 di uliveto. Al centro della proprietà, un’antica costruzione storica con un frantoio. Anche qui, nel sottosuolo, in una cantina, circa 1000 barili di legno piccolo.
Ci si sposta nell’alta Maremma, nella denominazione del Monteregio, per l’Appodiato di Gavorrano, con i suoi 165 ettari di terreni di cui dieci ettari di vigne piantate a Vermentino, Merlot e Teroldego, 5 ettari di ulivi oltre a seminativi e bosco mediterraneo.