Trecento bottiglie, preziose, selezionate tra oltre 20.000 vini degustati e ordinate per valore in tre distinte classifiche: i 100 vini “da conservare”, destinati cioè ad affinarsi e migliorare nel tempo; i 100 “da comprare”, per l’ottimo rapporto qualità-prezzo; e i 100 “da bere subito”, importanti ed eccellenti, che si possono stappare con piacere immediatamente. Questa è l’essenza dell’edizione 2017 de “I Vini d’Italia”, la guida by L’Espresso, curata, per la prima volta da Andrea Grignaffini e Antonio Paolini, in edicola e in libreria dal 14 ottobre.
E, tra le anteprime, troviamo il Brunello di Montalcino 2011 Ridolfi a primeggiare nella classifica dei vini da comprare.
Oltre 20.000 i vini degustati, 1.500 vini segnalati, con il meglio del meglio inserito nelle tre classifiche “top 100”, “da conservare”, “da bere subito”, “da comprare”, la grande novità di questa edizione, spiega nell’articolo di anticipazione Emanuele Coen su www.espresso.repubblica.it, con la guida che sarà disponibile in libreria ed in edizione digitale dal 14 ottobre, mentre il 20 ottobre, alla Stazione Leopolda di Firenze, come di consueto insieme alla presentazione della guida “I Ristoranti d’Italia” 2017 de “L’Espresso”, quella che il profilo twitter @ViniEspresso definisce “la grande festa”, con 150 vini.
Frutto di un lavoro di gruppo meticoloso, documentato passo passo con testi e foto sui social della guida, tra le tante novità, una forse è più importante delle altre: per la prima volta spariscono i punteggi, quelle frazioni su cui i critici enologici discutevano a lungo prima di esprimere un giudizio, bizantinismi a volte incomprensibili per i consumatori. «Ci siamo resi conto che la qualità media dei vini è cresciuta molto, consapevolezza e capacità tecnica sono diventate patrimonio diffuso: oggi è difficile trovare un vino cattivo», sintetizza Paolini: «In un quadro del genere, tra i punteggi delle bottiglie ci sarebbero stati scarti infinitesimali: tema appassionante per gli addetti ai lavori, forse, ma non per chi va in enoteca».
Questo, naturalmente, non significa che i vini siano tutti uguali, anzi. Al vertice della piramide le differenze ci sono eccome, come ci sono tante sorprese.
Leggendo le classifiche in controluce, emergono anche alcune tendenze. Anzitutto, in linea generale i produttori (sia di rossi sia di bianchi) realizzano vini meno sovraccarichi, meno strutturati e alcolici, più snelli, freschi ed eleganti, che non appesantiscono al secondo sorso. Inoltre, le case vinicole si concentrano su quello che sanno fare meglio. A testimoniare lo stato di salute del vino tricolore, in ogni caso, sono anche le statistiche: se gli italiani bevono sempre meno vino, l’export invece vale 5 miliardi e mezzo di euro, l’Italia si conferma leader mondiale nella produzione con 48,5 milioni di ettolitri stimati per la vendemmia 2016, davanti a Francia (42,9 milioni) e Spagna (42-43 milioni), mentre le vendite di spumante nel mondo sono balzate nell’ultimo anno del 23 per cento, con picchi in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania e Francia, dove le bollicine sfidano addirittura lo Champagne. «Ci siamo resi conto che il 75 per cento degli spumanti va consumato subito, ma esistono bottiglie particolarmente buone adatte a restare in cantina molti anni», aggiunge Paolini.
dati a cura di 3BMeteo
8 febbraio 2025 08:00