Il 2016 per il tartufo è un anno di qualità

TartufoIl tartufo sta arrivando nei piatti, con il suo trionfo di profumi e sapori. Un patrimonio condiviso da 13 Regioni italiane, dove la tradizione, ancora una volta, è pronta a ripetere i suoi rituali. Dopo la difficile annata 2015, scarsa e con prezzi alle stelle, anche la stagione 2016, dicono a WineNews i cercatori dei territori più vocati d’Italia, dal Piemonte alla Toscana, dall’Umbria alle Marche, dove in questi giorni è iniziata la raccolta, non sembra essere favorevole e si prospetta in linea con l’anno passato: non sarà abbondante, con tartufi di buona qualità, e di conseguenza con i prezzi che potrebbero arrivare fino a 3.000 euro al kg. Almeno per il momento, visto che dopo un inverno tiepido con precitazioni quasi assenti e senza neve a preparare il terreno, le piogge primaverili uniche a far da riserva idrica, e una lunga estate calda, il tartufo fa i conti con un autunno, caldo e anomalo, in cui per ora non piove. Ma la stagione del tartufo si prolunga, con le cose che potrebbero cambiare durante la raccolta.
Da un territorio vocato all’altro, in Toscana a San Giovanni d’Asso, per il tartufo bianco delle Crete Senesi (protagonista della “Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi”, edizione n. 31, dal 12 al 20 novembre; www.mostradeltartufobianco.it), Paolo Valdambrini, alla guida dell’Associazione dei Tartufai Senesi, sottolinea che “la previsione è di un’alta qualità. Su quantità e prezzi, ad ora, è presto e non ci sbilanciamo”.
Il Tartufo, nel frattempo, guarda all’Unesco: il Tuber Magnatum Pico, il più pregiato tra i prodotti made in Italy, ha lanciato la candidatura della “Cultura del Tartufo” a Patrimonio Immateriale dell’Umanità, riconoscimento di cui già si fregia la Dieta Mediterranea e al quale ambisce anche la Pizza napoletana. L’obbiettivo, hanno spiegato le Città del Tartufo e il Centro Nazionale Studi Tartufo di Alba, autori del dossier con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo di Slow Food e l’Università degli Studi di Siena, “è formalizzare, difendere e tramandare il “mito del tartufo” non solo come frutto dall’inestimabile valore” ma in quanto “patrimonio complesso di saperi, tradizioni e convenzioni non scritte che nascono come pratica di raccolta per diventare molto di più”.

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