“Il mestiere dell’architetto”: se ne parla a Montalcino

Summer School 2016Dal 25 al 30 luglio 2016, in occasione della SpdA Summer School 2016, la Scuola Permanente dell’Abitare, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Siena, la Fondazione Bertarelli e ANCE Siena, presenta il ciclo di conferenze “Il mestiere dell’Architetto”.
Articolate in 5 giornate, alle quali è possibile partecipare in maniera totale o separata, le conferenze vogliono offrire una metodologia di formazione della figura dell’architetto progettista attraverso un approccio differente ed innovativo, sviluppando la capacità di risolvere i problemi attraverso una “vocazione” alla professione.

Focus - Il Programma
Per il ciclo di conferenze sono stati rilasciati dal CNAPPC 28 crediti formativi così articolati: 25 luglio n. 6 crediti; 27 luglio n. 4 crediti; 28 luglio n. 6 crediti; 29 luglio n. 6 crediti; 30 luglio n. 6 crediti. Per l’ottenimento dei crediti è necessario effettuare l’iscrizione alla piattaforma IMATERIA, per ogni giorno del convegno (25, 27, 28, 29 e 30 luglio), e seguire le istruzioni riportate.
Lunedì 25 luglio. Forum Fondazione Bertarelli - Poggi Del Sasso Cinigiano
“I Luoghi”

Interverranno: Edoardo Milesi, Paolo Riani, Carlo Cellammare, Giulia Anna Milesi, Suad Amyri.
Tokyo, Port-au-Prince, Siena, Grosseto. La prima giornata della Summer School 2016 porta l’architetto e il suo lavoro in luoghi molto diversi tra loro. Può l’architetto trasferire la sua conoscenza, la sua formazione su progetti lontani da dove è cresciuto? Il mestiere dell’architetto è trasformare spazi in luoghi di relazione, ma le relazioni non avvengono solo tra le persone, si instaurano con tutti gli esseri viventi e anche con i materiali. Le forme hanno una loro energia che influenza i nostri comportamenti. Il calcestruzzo, l’acciaio, il mattone, le forme che con essi vengono realizzate sono attive nei confronti dei comportamenti e dei sentimenti. Ma non siamo solo influenzati dai materiali e dalle forme. Anche il rumore e gli odori che essi producono stimolano i nostri comportamenti, segnano il nostro carattere. La stessa persona ha comportamenti diversi in luoghi diversi. I relatori parleranno, attraverso esperienze personali, di uomini, di architettura, di luoghi e delle loro interazioni.
Mercoledì 27 luglio. Castello Banfi - Poggio alle Mura Montalcino
“Progetto come processo”

Interverranno: Edoardo Milesi, Giandomenico Amendola, Carlo Pozzi, Clara Verazzo, Franco Farinelli.
Se progettare per l’uomo è un’attitudine e una pratica che connota ogni suo comportamento razionale, per l’architetto progettare è una professione. L’architetto, occupandosi dell’uomo e solo indirettamente delle cose degli uomini, attiva progetti sull’abitare che solo marginalmente significano costruire cose materiali. Un progetto di architettura è tale se è capace di leggere e amplificare le risorse ambientali del luogo, migliorare i rapporti di vicinato, facilitare l’inclusione e la cooperazione tra gli uomini e la natura, dimostrare che è possibile costruire a favore dell’uomo e contemporaneamente dell’ambiente, occuparsi non solo del processo edificatorio, dei materiali e delle tecniche costruttive, ma anche della struttura aggregativa, delle problematiche relazionali, sociali e morali. Per questo progettare per l’architetto significa attivare processi partecipati stabilendone le procedure. Tuttavia i processi, in quanto tali, sono spesso imprevedibili e mai rettilinei: l’architetto deve saperli assecondare e governare. Dal punto di vista didattico quello che emergerà dalla giornata di studio è che il lavoro dell’architetto non può limitarsi a progettare aprioristicamente cose, bensì è quello di attivare processi mediante momenti di scambio adattando ad essi le azioni progettuali e sapendo che i processi si attivano da dentro.
Giovedì 28 luglio. Area Archeologica di Pava - San Giovanni d’Asso - OCRA Officina Creativa dell’Abitare Montalcino
“Processo come condivisione”

Interverranno: Edoardo Milesi, Stefano Campana, Gaetano Di Pasquale, Cristina Felici, Andrea Pandolfi, Saverio Luzzi.
La giornata di studio servirà a far apprezzare ai corsisti il valore del progetto partecipato, in che cosa realmente consiste e quali le sue potenzialità partendo dal presupposto che l’architetto e l’architettura non sono campi dove si può agire da soli. L’atto di progettazione è inteso come un procedimento nel quale l’oggetto architettonico viene definito attraverso sistemi aperti e attuabili per fasi. Spazio costruito e utente istaurano un processo dialettico per cui si adattano l’uno all’altro nell’ambito dell’evento totale che è l’architettura. Non si tratta quindi di progettare utilizzando “modelli” ma di studiare “metodi”, strumenti di progetto che consentano un adattamento continuo. Nel progettare per gli utenti l’atto di progettazione è autoritario, nel caso della progettazione con gli utenti è democratico e liberante. Progettare e costruire uscendo dal ruolo classico imposto dalla società industriale, o dalla routine significa poter diventare promotore, non di un progetto, ma di un proprio modo di operare all’interno di una personale visione del mondo. Il progetto, nell’architettura della partecipazione, non è più lineare, a senso unico, ma diventa un processo continuo. Un programma in grado di adottare anche strumenti minimi spesso derivati dalla capacità del progettista di osservare il comportamento umano.
Venerdì 29 luglio. Monastero di Siloe - Strada San Benedetto, Poggi Del Sasso Cinigiano
“Tecnica come arte”

Interverranno: Edoardo Milesi, Mario Parente, Michele Manigrasso, Alberto Mazzocchi, Matteo Vegetti.
Fare architettura è saper sentire battere il polso della terra, imparare a tacere per scoprire il luogo proprio, cercare l’energia per poterlo ricaricare (Feng Shui). Pare che la forma di un corpo crei un campo di forza (o campo di forma) in grado di modificare la qualità (e forse la sostanza) di elementi biologici. Come fare a credere razionalmente, ma al contempo non rimanere affascinati e posseduti da teorie quali il “campo di forza”, l’energia inspiegabile che influenza per vicinanza, tanto nota alle grandi civiltà del passato al punto da guidare i canoni classici dell’architettura? Una teoria questa indimostrabile razionalmente eppure a tutti gli architetti, maestri d’arte, artigiani è ben noto che ogni manipolazione cambia l’energia del manufatto in un’energia diversa. Possiamo sicuramente affermare che se non c’è cambio d’energia, movimento di energia non c’è arte, non c’è Architettura. In tutte le civiltà del passato l’architettura veniva modellata dal rapporto con la natura; oggi l’ambiente è solo un ostacolo alla incredibile accelerazione delle trasformazioni prodotte dall’uomo; l’architettura è spesso solo auto rappresentativa, legata al modo di vivere, ma avulsa dal contesto ambientale, disinteressata al rapporto con l’acqua, i venti, il soleggiamento, l’orografia del terreno. Cos’è l’architettura se non l’arte di addomesticare la natura per migliorare il nostro benessere, il nostro comfort? L’architettura è il mezzo che l’uomo utilizza per migliorare la qualità della sua vita. Per questo l’architettura viene spesso paragonata alla musica. Entrambe creano spazi in grado di condizionare i comportamenti anche in modo radicale. Di diverso c’è che la musica, quando tace, sparisce. L’architettura resta a influenzare il nostro modo di lavorare, di pregare, di vivere. Alla base di questa arte per l’architetto c’è la consapevolezza di un mestiere di continua ricerca nell’animo umano, nelle forme, nelle soluzioni tecniche, nei materiali, legando il mestiere al proprio tempo, esplorando il patrimonio del passato riserva di sicurezza e termine di raffronto insostituibile.
Sabato 30 luglio. OCRA Officina Creativa dell’Abitare Montalcino
“Abitare come arte”

Interverranno: Edoardo Milesi, Marco Mulazzani, Giovanna Crespi, Carlo Terpolilli, Denise Bresciani.
Abitare è un bisogno e abitare insieme, per l’uomo, una necessità. Nella vita comunitaria il dialogo positivo si basa sulla narrazione e sulla fiducia, un bene collettivo che non può prescindere dalla condivisione dei nostri bisogni primari: tra questi il cibo e l’abitare restano ancora i principali. L’arte, la musica, il teatro, intervenivano appieno nel programma del convito: Leonardo da Vinci fu incaricato di sovrintendere alle mense di Ludovico il Moro; per la corte estense Tiziano Vecellio scelse colori e forme del vasellame prodotto da grandi ceramisti; Giulio Romano disegnò raffinate suppellettili e Benvenuto Cellini cesellò splendidi objets d’art per la tavola dei principi. Matthias Rick sosteneva che l’architettura è una questione di pancia e che delle città ci si può riappropriare una cena dopo l’altra. Come per la lingua - il bisogno collettivo di comunicare - così la forma architettonica nasce dal bisogno collettivo di stare assieme, di vivere assieme ad altre persone, condividere con altri spazio e tempo. Aumentare la porosità tra il privato e il pubblico significa riscoprire l’arte dell’abitare ricominciando a esercitare un’azione diretta sul proprio ambiente, sulle cose che lo compongono. Per ottenere ciò lo spazio pubblico deve tornare a essere collettivo e a disposizione di chi è in grado di utilizzarlo e gli obiettivi da raggiungere sono legati a cosa serve davvero a noi e agli altri. In questo senso vanno ricercate nuove opportunità di crescita, ripensate mediante riflessioni legate al mutevole sistema di relazioni nelle economie, nel lavoro e nella mobilità che supera i confini amministrativi e è in grado di definire continue configurazioni e aggregazioni.

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