Una mail per far rivivere San Francesco

Un panorama delle campagne di Montalcino con la chiesa di San Francesco in primo pianoPer recuperare i luoghi culturali dimenticati il Governo mette a disposizione 150 milioni di euro. Fino al 31 maggio tutti i cittadini potranno segnalare all’indirizzo di posta elettronica bellezza@governo.it un luogo pubblico da recuperare, ristrutturare o reinventare per il bene della collettività o un progetto culturale da finanziare. Una commissione ad hoc stabilirà a quali progetti assegnare le risorse. Il relativo decreto di stanziamento sarà emanato il 10 agosto 2016. L’iniziativa è stata annunciata dal Presidente del Consiglio durante un’intervista dell’8 maggio 2016. E per Montalcino potrebbe essere la giusta strada da percorrere per recuperare il complesso del Convento di San Francesco.
L’intento dell’Azienda Usl Toscana Sud Est proprietaria del complesso, così come quello dell’Amministrazione Comunale di Montalcino, è di restituire questo luogo dimenticato alla popolazione dopo un attento restauro conservativo tramite una destinazione socio-culturale. Il chiostro e la chiesa sconsacrata dell’ex Convento Trecentesco di San Francesco, divenuto ospedale su progetto dell’architetto purista Giuseppe Partini, potrebbero tornare ad essere il fulcro della socializzazione e cultura per gli abitanti ed i visitatori di Montalcino.
La Chiesa è l’emblema dell’importanza di Montalcino fin dal Trecento, e, sicuramente è una iniziativa lodevole e una strada che vale la pena provare a battere. Dunque cittadini, turisti, amanti dell’arte e della storia, pc, tablet o smartphone alla mano ed inviate una mail per far rivivere San Francesco.
Come si “partecipa”? Basta inviare una mail a bellezza@governo.it con, per oggetto : Recupero Chiesa di San Francesco a Montalcino. Nel corpo della email aggiungere una breve descrizione del luogo e della richiesta, in forma libera ed indicazione del nome di chi invia.

Focus - Cenni storici
San Francesco è una chiesa del 1200 che ha subito varie modifiche e che attualmente versa in una situazione disastrata, per questo meriterebbe un intervento urgente di restauro.
La facciata fu riedificata nel XIII secolo sul luogo dove sorgeva la chiesa di Sant’Angelo in Castelvecchio. La chiesa fu trasformata nel XVIII secolo da Tommaso Paccagnini. Ma partiamo dall’inizio e raccontiamo la storia e le varie fasi del complesso del Convento di San Francesco. Il 13 luglio 1285 l’abate Simone di Sant’Antimo, dopo la visita di San Francesco a Montalcino nel 1218, donò ufficialmente ai seguaci del Santo la Chiesa di San Marco in Castelvecchio con rispettivo ospizio e la Chiesa di San Michele Arcangelo con casa, orto, campi e piazza. Un anno dopo, Papa Onorio IV confermò tale donazione. Le due chiese furono demolite per crearne una più grande. I lavori cominciarono nel 1287. Da ciò che rimane dell’archivio di San Francesco sappiamo che il Convento ricevette numerose donazioni. Possedeva infatti, oltre a case, attività commerciali, una spezieria in paese e varie vigne. Padre Bovini, nelle sue memorie ci lascia una descrizione molto dettagliata del convento e della Chiesa. Quest’ultima, al suo interno, conservava 4 cappelle e 9 altari. Di notevole importanza era la cappella dedicata all’Annunciazione. Alla fine del XIV secolo, Nuccio di Menchino, confratello della Compagnia di San Pietro, fece costruire l’altare che anticamente possedeva una splendida pala, opera di Bartolo di Fredi realizzata nel 1388, con ben 214 figure raffiguranti l’Incoronazione della Vergine, l’Annunciazione, la Natività e l’Assunzione della Vergine in trono circondata da 20 Santi, tra cui anche il beato Filippino Ciardelli. Ai lati dell’ altare erano collocate due statue lignee della Vergine e dell’Arcangelo Gabriele, fatte fare dall’Arte dei Calzolai (1365-1370). Nella sacrestia della cappella, dove i confratelli della Compagnia di San Pietro conservavano i parati e officiavano la Messa, oltre all’organo, si trovava un quadro rappresentante San Francesco e la Deposizione dalla Croce, sempre ad opera di Bartolo di Fredi (1382). Sempre in sacrestia, in una piccola stanza si conservava un presepio commissionato dallo stesso Bovini. Oggi la cappella non esiste più. In un primo momento fu ridotta a sacrestia del convento, poi vi fu sistemato l’organo. Le opere d’arte che facevano parte dell’arredo sono esposte oggi nei Musei di Montalcino. All’interno della cappella dell’Annunciazione, nel 1401, fu fatta innalzare una seconda cappelletta dedicata a San Pietro da donna Lina e donna Petra, rettrici dello Spedale di Santa Maria della Croce. Sopra l’arco della cappella si nota infatti l’arme dello spedale. Qui, dal 1401 furono seppelliti tutti i rettori e le rettrici dello spedale. Le due donne incaricarono il pittore Vincenzo Tamagni di decorare la sala con le storie di San Pietro. Purtroppo sono sopravvissuti solo due affreschi: la Caduta di Simon Mago e l’Incontro tra Pietro e Gesù Cristo. Questa cappella è detta anche del Santissimo Crocifisso. Forse a fianco di questa cappella, ne esisteva un’altra dedicata a San Biagio, ma stando alla descrizione del Bovini, non doveva avere particolare valore artistico. La terza cappella, sempre all’interno della grande Santissima Annunziata, voluta da ser Niccolò Posi, conserva piccole tracce degli affreschi del Tamagni. Oltre allo Sposalizio della Vergine, la Nascita della Vergine con San Giuseppe, sono in parte visibili San Nicola da Bari, Sant’Antonio Abate. Andate perdute invece le immagini di Santa Caterina d’Alessandria e le decorazioni della volta. Nella cappella si trovavano le tombe del committente, Niccolò Posi e di sua moglie. L’altare maggiore di San Francesco fu fatto fabbricare da Francesco di Pietro Ciombi nel 1348 e lo dedicò al Santissimo, alla Vergine e altri Santi; sopra c’era l’immagine di un antico crocifisso, posto in origine sopra l’altare per ordine del Padre Generale San Bonaventura. L’altare odierno fu fatto ricostruire intorno al 1600 da mastro Angelo Angelici con una spesa dicirca 500 scudi. Oltre all’altare maggiore, Bovini elenca una serie di altari minori dedicati a Sant’Antonio Abate, Santa Maria Maddalena penitente, Santa Elisabetta o del beato ordine, Immacolata Concezione di Maria, San Francesco, beato Filippo Cirdelli. Padre Bovini continua elencando una serie di decorazioni e abbellimenti del complesso monastico. Il Convento di San Francesco fu soppresso nel 1786. In seguito fu occupato dai padri agostiniani che vi rimasero fino al 1870. Soppresso in modo definitivo il Convento, dal 1872, nel complesso fu sistemato l’ospedale di Santa Maria della Croce. Trasformato in ospedale subisce una profonda metamorfosi; il chiostro conserva ancora le linee originali, ma degli affreschi ci sono solo alcune tracce. In uno ci sembra scorgere un diavolo e due facce di Sante, in un altro si nota una crocifissione con alla destra la faccia di San Pietro (il corpo è scomparso a causa dell’apertura di una finestra) e alla sinistra il corpo di San Paolo (la faccia è scomparsa per la posa di un capitello). A fianco di questo, altra crocifissione con le pie donne e sotto la data 1448. Rimangono invece il pozzo e varie lapidi sepolcrali appese alla parete esterna della chiesa.

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