“La vite nasce come pianta selvatica ed è, poi, l’uomo ad “addomesticarla” e coltivarla. Montalcino era un territorio molto povero ed il bosco era la fonte di lavoro primaria. Io ed i miei collaboratori abbiamo studiato e analizzato i cambiamenti del territorio attraverso dati ricavati da 3 anni diversi: il 1954, il 1978 ed il 2010. Molti sono i cambiamenti sul paesaggio da quando il Brunello era solo una coltivazione di pochi vignaioli e non era conosciuto nel modo ad oggi che la commercializzazione e la produzione di Sangiovese sono cresciute esponenzialemente. Nel 1954 ci sono molte poche vigne, molto bosco e la coltura promiscua è molto diffusa. Nel 1974 aumenta sia il bosco e che la vigna ma è nel 2010 che si stravolge il paesaggio di Montalcino e la vigna prende molto piede. Con l’aumento della vigna vengono perse a Montalcino le colture diversificate come gli alberi da frutto ad esempio”.
Così si è concluso, domenica scorsa, il convegno “I paesaggi del vino, tra storia ed attualità”, organizzato e promosso, con la partnership della MontalciNews dal Centro di Studi per la Storia delle Campagne e del Lavoro Contadino, con l’intervento del professor Gaetano Di Pasquale dell’Università di Napoli Federico II ripreso integralmente e qui di seguito riportato.
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