Una storia, quella della famiglia Biondi Santi, che arriva da lontano e racconta di studi, intuizioni, invenzioni e innovazioni ma anche di tradizioni e buone pratiche, agricole, tramandate di generazione in generazione che hanno reso la famiglia ed il loro Brunello il simbolo dell’enologia italiana e di Montalcino nel mondo. E proprio in virtù della buona pratica agricola e del saper fare vino, che caratterizza il Dna di tutti i discendenti dell’inventore del Brunello (Clemente Santi alla fine dell’Ottocento), che oggi Jacopo Biondi Santi - alla guida della cantina, Tenuta Greppo, dopo la morte, nel 2013 del padre, il dottor Franco - ha scelto, per la vendemmia 2014 di non produrre né Riserva né Brunello. “È una questione di serietà - così ha spiegato in una intervista a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere - che fa parte della nostra storia: quando l’annata climaticamente va male, noi il Brunello non lo facciamo”.
Ma, come già accennato, a fare “grande” la famiglia Biondi Santi, così come tutte le altre famiglie del vino italiane sono anche le tradizioni e: “come vuole la tradizione della nostra famiglia - spiega Jacopo Biondi Santi alla Montalcinonews - quando l’andamento stagionale porta ad avere delle uve ritenute non idonee alla produzione del nostro blasonato Brunello di Montalcino preferiamo declassare le uve e produrre un Rosso che chiamiamo “Fascia Rossa” per distinguerlo dall’“Etichetta Bianca”, il Rosso di Montalcino che ogni anno imbottigliamo. Cosa distingue i due Rosso? Provengono entrambi da Sangiovese iscritto a Brunello ed in particolare dal clone - studiato e selezionato dalle vecchie viti della Tenuta Il Greppo, nel 1970, da mio padre Franco in collaborazione con i professori Casini, Bandinelli dell’Istituto di Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell’Università di Firenze - BBS/11 (Brunello Biondi Santi, vite n° 11), clone dal quale sono state prelevate le gemme poi innestate sulle barbatelle selvatiche che è poi entrato a far parte dell’Albo dei “Vitigni Raccomandati” dell’Unione Europea. A differenziare le due tipologie di Rosso è soltanto l’età delle viti: l’”Etichetta Bianca” viene prodotta con uve provenienti da vigneti che hanno tra i 5 ed i 10 anni di vita mentre il “Fascia Rossa” da quelle con cui, al Greppo, si produce Brunello e cioè da quelle che hanno oltre i 10 anni di vita”.
Facendo un passo indietro e valutando le vendemmie alla Tenuta Biondi Santi ci accorgiamo che non sono molte le annate che hanno costretto gli inventori del Brunello a rinunciare al loro prodotto principe.
“Non capita spesso, per fortuna - prosegue Biondi Santi - di dover “abdicare” in favore del declassamento del Brunello (al contrario di quanto invece accade per la Riserva, che proviene da vigneti con oltre 25 anni d’età e viene prodotta solo in anni dalle vendemmie eccezionali) ma, nella storia della cantina, è capitato altre volte di dover uscire sugli scaffali con il “Fascia Rossa”: nel 1989, nel 1992, nel 2002. È un prodotto ottimo, che matura in botti di Rovere di Slavonia per 12 mesi, con grandi potenzialità ma che non rispecchiano gli alti standard qualitativi che il Brunello ha e che deve obbligatoriamente avere”.
Un grande rigore che denota serietà e che evidenzia come il prestigio della Tenuta Il Greppo e della famiglia Biondi Santi sia la diretta conseguenza di una condotta ineccepibile nel tempo.
dati a cura di 3BMeteo
8 febbraio 2025 08:00