Un dipinto che trae ispirazione, questa volta identificato soltanto dalla sagoma della Vergine velata, dalla tavola del Maestro di Panzano, la “Madonna col Bamino”, conservata al Museo di Montalcino: questa è l’opera, a firma di Massimo Lomi, che andrà in premio, accompagnata dalla freccia in argento, al Quartiere che si aggiudicherà, domenica 26 ottobre 2014, la 57° Sagra del Tordo.
La composizione dell’opera, costruita su una base di legno di recupero, forse una parte di una porta, rappresenta uno scorcio di vista, catturato dagli spalti della Fortezza di Montalcino, sulla città: una strada che si snoda lungotutta la tavola e che potrebbe simboleggiare il cammino, il viaggio che la Festa ha percorso, dalla fine degli anni Cinquanta fino ad oggi, sotto lo sguardo attento della Vergine che protegge e vigila sulla città. Lo sfondo in legno la fa da padrone e, ad essere dipinte, come in ogni opera di Lomi, sono solo le luci ed i colori, mentre le parti in ombra vengono lasciate all’immaginazione di chi guarda. Come sempre, il dipinto è corredato dagli stemmi dei quattro Quartieri e dai vessilli di Montalcino e Siena.
Come ogni volta, la presentazione dell’opera, rappresenta un momento emozionante per la comunità di Montalcino e ricco di aspettativa per i quartieranti che partecipano numerosi all’evento, sia per la forte curiosità di vedere come l’artista ha colto l’essenza di Montalcino e della Festa, sia come rito propiziatorio: attirare la fortuna attraverso la volontà ed il desiderio di conquistare la Vittoria in Campo e poter esibire l’opera d’arte nei locali del proprio Quartiere.
Focus - Massimo Lomi
Massimo Lomi, nipote del pittore Giovanni e figlio di un ottimo musicista Jazz, nasce nel 1953, in un frizzante clima culturale e artistico familiare. Fin da giovane accompagna il nonno seguendolo nei suoi studi dal vero, molto cari agli artisti toscani attivi tra Otto e Novecento. Sempre accompagnato da Giovanni ha occasione di visitare periodicamente musei e collezioni private che contribuiscono alla formazione del suo personale gusto artistico, che già si dimostra spiccato durante gli anni in cui frequenta il Liceo Artistico di Carrara, conducendo le sue prime sperimentazioni ed indagini sulle forme e sui colori. Nel 1972 si presenta con la sua prima personale a Milano, dove acquisisce un discreto successo, dovuto anche all’originalità delle sue opere. Così, spinto dal padre presentò al pubblico le sue produzioni attraverso mostre personali nelle più importanti città italiane, conquistando il suo posto nel panorama artistico della seconda metà del Novecento italiano. I numerosi viaggi compiuti lungo tutta la sua carriera contribuiscono ad arricchire il panorama artistico di Lomi, portandolo a conoscere e sperimentare linguaggi diversi da quello di tradizione toscana. Nel 1990 viene nominato segretario del Gruppo Labronico e il Comune di Livorno gli dedica la prima Mostra Antologica ai Bottini dell’Olio. Contemporaneamente prosegue con successo la sua attività espositiva e nel 2000 è tra gli artisti scelti per il Giubileo. Nel 2003 espone al Parlamento Europeo di Bruxelles, mentre fino al 2002 produce i disegni per le copertine della rivista “Toscana Lions”. Pur partendo dalla radicata tradizione livornese e sotto l’influenza del nonno Giovanni, Massimo Lomi ha saputo sviluppare un linguaggio assolutamente contemporaneo, pur non dimenticando mai il glorioso passato figurativo toscano. Dopo una prima fase produttiva dal carattere più tradizionale, l’artista sviluppa una certa attenzione verso nuove cromie, nuove realtà di vita vissuta, indagate con assoluta precisione, non limitando il suo spirito d’osservazione alle sole coste livornesi, ma ampliando le sue vedute attraverso viaggi in Italia e all’estero. Lungo il corso della sua carriera si diverte a sperimentare tutte le tecniche, operazione che lo porta a riuscire a valorizzare al meglio ogni tematica da lui ritratta. Tra le innovazioni maggiori di Lomi vanno sicuramente indicati: il particolare taglio prospettico dato ai suoi soggetti e l’utilizzo, molto spesso, del legno come base per la sua pittura. Tavole, ricercate dall’artista con estrema cura, spesso parte di mobili come cassetti, ante, oppure finestre o comodini, le cui venature sono percepibili con molta precisione, perchè il colore, o meglio la luce, dipinta da Lomi non copre mai completamente il legno, dando l’impressione di essere effimera come la reale luce solare filtrata da un apertura. Egli si serve della tecnica a tempera, costruendo le sue figure attraverso colori caldi, con accostamenti graduati e mai squillanti, con una pennellata di sapore ancora postmacchiaiolo. Le sue atmosfere sono evocative, ma trasmettono una realtà tangibile, egli è in grado di fare ancora della pittura figurativa un’espressione dell’arte contemporanea.