Sant’Antimo: visita alla scoperta del legame con la Francia

Il capitello di San Daniele dell’Abbazia di Sant’AntimoUna vicinanza quella che lega Italia e Francia - che si sviluppa sia nella natura artistica dei due Paesi, ricchi di arte, storia e cultura, ma anche attraverso le affinità in campo economico, entrambe sono infatti conosciute nel mondo per i loro rinomati vini - che a Montalcino vive e si rinnova nella meravigliosa cornice di Sant’Antimo. Oggi la Montalcinonews, in una visita alla scoperta delle curiosità che l’Abbazia custodisce, attraverso una guida d’eccezione, Padre Dominique, in compagnia di un amico di Montalcino, Emmanuel Hoog, uomo di prestigio della stampa francese e mondiale, presidente e direttore generale di Agence France-Press (Afp), in vacanza, come accade ormai da qualche anno, nella patria del Brunello, e la moglie, ha fatto un tour tra le meraviglie e le curiosità che questo luogo magico conserva.
La storia dell’Abbazia è lunga e affascinante, e ha le sue radici molto indietro nella storia. Sant’Antimo, che la leggenda narra essere stata costruita per volere di Carlo Magno, rappresenta un unicum architettonico, una delle testimonianze artistiche più significative dell’epoca romanica, che si ispira a modelli transalpini e lombardi. Si tratta di un rilevante esempio di edificio monastico costruito a cavallo tra l’XI e il XII secolo, la cui magnificenza viene esaltata dal paesaggio circostante, l’amena valle del torrente Starcia, in cui la presenza dell’olivo costituisce l’elemento caratterizzante. La chiesa in stile romanico presenta una preminente influenza francese, come dimostra lo schema basilicale con deambulatorio a cappelle radiali che in tutto sono tre, con evidente rimando alla Trinità. All’interno, poi, un altro esempio del sodalizio tra Francia ed Italia, è rappresentato da un capitello raffigurante “Daniele nella fossa dei leoni”, un modello raffinato ed elegante nato dal genio del Maestro di Cabestany, scultore anonimo francese della seconda metà del XII secolo, forse la personalità, in Europa, più singolare del periodo romanico. Da un lato appare Daniele in preghiera in mezzo ai leoni affamati, dall’altro questi sbranano gli accusatori del profeta. Già qui, sono presenti, in una cornice del capitello, rigogliosi grappoli d’uva. È impossibile non rimanere abbagliati dalla qualità artistica e dall’impatto scenico che l’estrema originalità stilistica impone allo spettatore. L’intervento del Maestro, che nella sua tecnica raffinata si distacca dai canoni del romanico, per avviarsi anticipatamente in direzione del gotico, pone Sant’Antimo, fucina di avanguardia per la produzione artistica medievale, in una posizione di spicco nel panorama artistico internazionale.
Forse non è casuale che, proprio a Sant’Antimo viva una comunità di Canonici Regolari Premostratensi - detti anche Canonici bianchi, come ricorda il loro abito completamente bianco, o Norbertini dal nome del loro fondatore san Norberto - fondata da Padre Andrea Forest - che aveva già tentato, qualche anno prima, in Francia, a redigere una nuova abbazia premostratense per la quale fu poi però fermato il progetto - su richiesta dell’allora Arcivescovo di Siena, Monsignor Staccioli, che arrivò a Sant’Antimo, per ridare vita all’Abbazia il 30 ottobre del 1979. Oggi, dei 7 Canonici che risiedono a Sant’Antimo, ben 4 sono proprio francesi.

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