Valorizzare giovani enologi, sotto i 35 anni, artefici o co-artefici di un vino, uscito in commercio nel 2014, fatto nel “solco” tracciato da Giulio Gabelli, il maestro assaggiatore, scomparso il 3 gennaio 2012, che ha seguito la vita e lʼevoluzione dei più grandi vini toscani di sempre, a cui ha dedicato tutta la sua vita per “interpretare” soprattutto il suo vitigno principe: il Sangiovese. Questo l’obiettivo del “Premio Giulio Gambelli” che promuove il lavoro dei “giovani enologi vicini all’idea di vino che fu propria di Gambelli: massima fedeltà e attinenza al vitigno, alle caratteristiche del terreno, alla diversità delle annate, in assoluta pulizia e correttezza esecutiva. Massimo rispetto per la materia prima e prodotti che esprimano in maniera “chiara e netta” sia i vitigni di provenienza che il territorio di origine. Giunto alla terza edizione, promosso da Aset (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) e dal gruppo blognetwork Igp (I Giovani Promettenti: Carlo Macchi, Luciano Pignataro, Roberto Giuliani, Stefano Tesi, Lorenzo Colombo) in collaborazione con i Consorzi di tutela del Brunello di Montalcino, Chianti Classico e Vino Nobile di Montepulciano, il Premio sarà presentato, a Vinitaly, martedì 8 aprile 2014 alle ore 15 presso lo stand del Consorzio del Brunello di Montalcino.
Focus - Giulio Gambelli
Schivo, modesto, a suo agio solo col suo lavoro e con i suoi vini più cari, figli del Sangiovese, era così Giulio Gambelli, classe 1925, il grande esperto del mondo del vino italiano che si è spento il 3 gennaio 2012. Originario di Poggibonsi, Gambelli ha dedicato tutta la sua vita al vino toscano e ad “interpretare” quello che è il suo vitigno principe: il Sangiovese.
Impara il mestiere all’Enopolio di Poggibonsi, sotto la guida di un maestro d’eccezione, quel Tancredi Biondi Santi, autore di una delle bottiglie forse più rappresentative del vino italiano: il Brunello di Montalcino Riserva 1955. La sua carriera si snoda poi attraverso una serie di collaborazioni di prestigio che lo vedono “maestro assaggiatore” praticamente in tutte le cantine più importanti della Toscana, dove contribuisce a rendere grandi Chianti Classico e Brunello di Montalcino (dove ha avuto un ruolo fondamentale anche nella Commissione d’Assaggio del Consorzio). Segno tangibile di grande considerazione, ad un maestro del vino che si è fatto sul campo, è stata la consegna, su suggerimento di WineNews, da parte dell’allora presidente della Camera di Commercio di Siena Vittorio Galgani della medaglia d’oro (13 dicembre 2002). Per la presentazione della sua biografia “L’uomo che sa ascoltare il vino”, edito da Veronelli Editore, era stata proposta da più parti anche la laurea honoris causa in enologia. Che, però, non è mai stata assegnata. “Bicchierino”, questo il suo soprannome visto l’innato talento e la particolarissima sensibilità nell’assaggio, è stato il padre di molti dei vini mito, che resteranno per sempre nella storia enoica della Toscana, sfumando nella leggenda, e che continueranno a raccontare non solo di luoghi e terre stupende, ma anche un po’ di lui, personaggio straordinario, di cui già si sente la mancanza.