“Per aprire la bottega ho dovuto firmare 20 cambiali. In realtà le prime le firmò mia mamma perché io ancora non ero maggiorenne”. Così inizia il racconto Paolo Cencioni, meglio conosciuto a Montalcino come “Paolo Barbiere”, della storia della sua carriera e del suo negozio che vide la luce il 1 marzo del lontano 1964 e che oggi compie i suoi primi 50 anni.
“Ho iniziato a lavorare come apprendista a 14 anni - prosegue Paolo - perché mio padre non poteva permettersi di mandarmi a scuola e da allora non ho mai smesso. Quando ho aperto, a Montalcino c’erano già 5 botteghe e 7 barbieri ma oggi sono rimasto l’unico a continuare a lavorare. Le cose, da cinquant’anni fa sono molto cambiate: prima si lavorava più di forbici e phon, oggi, con la macchinetta, è tutto più facile e veloce”.
Non era uno dei luoghi frequentati da Andrea Camilleri, ma anche il locale di Cencioni, come avveniva in tanti “barbieri” d’Italia, e soprattutto, al Sud, era un microcosmo in cui clienti e musicisti di Paolo, più o meno improvvisati, stavano “a veglia” e si ritrovavano per suonare: principalmente chitarra e mandolino.
Tradizioni e usanze che oggi non esistono più, ma Paolo rappresenta un pezzo di storia e una fonte inesauribile di aneddoti e storie che fanno vivere la Montalcino di ieri e di oggi.
“Quando ho iniziato, fino alla fine degli anni Settanta, si usava fare gli abbonamenti mensili ai clienti abituali: 2 o 3 barbe a settimana ed un taglio al mese. C’era anche l’uso di regalare, a Natale, dei calendarietti profumati con immagini simpatiche e un po’ osè”.
Ancora oggi la bottega di Paolo è un logo capace di rievocare tempi e figure risucchiati dal passare degli anni, per restituire un pezzo di Montalcino, forse, destinato all’oblio.
Cento di questi giorni a Paolo e alla sua e bottega che resistono, in un mondo in una città dove gli artigiani tendono, come per magia, a scomparire.
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30