Tema caldo e argomento molto difficile ma che affascina tutto il mondo del vino: la “zonazione” del Brunello, da anni, fa parlare produttori ed esperti del settore e divide l’opinione pubblica e gli operatori del settore. Il punto della questione è senza dubbio se la suddivisione del territorio del Brunello in micro-aree, sia una strada percorribile e utile sia per i produttori sia per i consumatori o se, invece, sia una soluzione negativa e disfattista. Molte le opinioni, sia favorevoli che contrarie, e molti i dubbi e le perplessità. Oggi, ad intervenire al dibattito e a dare la sua opinione, fatta di perplessità riguardo alla suddivisione del territorio di Montalcino in micro-zone, è il Master of Wine Tim Atkin. Se da un punto di vista ammette che il territorio del Brunello sia geologicamente che climaticamente molto vario, pone delle problematiche che, a suo parere, rendono la “zonazione” un intervento inutile e dannoso per Montalcino ed il suo nettare. Tre sono le critiche che Atkin muove: una è che è difficoltoso scegliere il metodo con cui delineare le varie zone e stabilire quanti produttori debbano appartenere ad ognuna. La seconda critica deriva dal fatto che molti dei produttori di Montalcino possiedono vigneti in diverse zone del territorio che, dopo la raccolta, miscelano in cantina valorizzando le caratteristiche migliori di ogni porzione di vigna. Ma esistono anche produttori che hanno vigne localizzate ma che fanno vini completamente diversi dai propri vicini di casa. La terza ragione, infine, è politica. Se la “zonazione” dovesse prevedere una zona superiore e altre “inferiori” si creerebbero dissensi e malcontenti tra i produttori che porterebbero, inevitabilmente a conflitti e a perdite economiche e di immagine, non solo per loro ma per il Brunello e per il territorio nella sua totalità.
Dibattito aperto dunque sul quesito se sia efficace o no per Montalcino una divisione in sottozone di produzione del Brunello.
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30