Le imprese artigiane sono le più colpite dalla crisi economica e, purtroppo, Montalcino è in linea con il trend nazionale che, secondo i dati del Centro Studi Cna sui dati Unioncamere relativi alla demografia delle imprese, vede le chiusure delle imprese artigiane non compensate dalle nascita di nuove imprese e una drastica riduzione che a fine 2013 potrebbe portare a segnare la chiusura di 130.000 imprese. Sicuramente la crisi, ma forse anche altri fattori, magari legati a viabilità, trasporti, assenza di infrastrutture, portano Montalcino e Torrenieri ad avere spazi, capannoni, per attività artigianali in locazione fermi da oltre un anno perché non c’è richiesta. La struttura più grande sorge a Torrenieri ed è la ex Sipi la fabbrica di surgelati, attualmente rimessa sul mercato alla ricerca di un imprenditore che voglia prenderla in affitto. Ma anche Montalcino conta i suoi colossi di cemento chiusi perché non trovano nessuno interessato a prenderli e farli vivere creando nella città del Brunello produzione di beni o servizi e, di conseguenza, posti di lavoro, sono i tre capannoni dell’area La Capanna. Una superficie complessiva, tra Torrenieri e Montalcino, di oltre 2.000 metri quadrati vuota e sfitta. Al processo di desertificazione delle aree artigianali e industriali, fino agli anni ’80-90 cuore pulsante dell’economia di Montalcino, fa da corrispettivo la crescente richiesta di ampliamenti e nuove costruzioni legate all’agricoltura. Un settore molto importante per l’economia dell’area ma Montalcino non dovrebbe ispirarsi a sistemi economici arcaici basati su un solo settore produttivo ma aprirsi a nuove opportunità, magari con insediamenti diversificati e ricchi di prospettive come i settori in crescita, quelli, ad esempio, legati alle nuove tecnologie e alla produzione di energia verde. La latitanza di domande e di idee oltre a rendere difficile l’elaborazione di strumenti di programmazione pubblica porta anche al degrado sempre più evidente delle strutture vuote.