Sembra impossibile, ma Montalcino non è sempre stata famosa per il Brunello. Prima dell’avvento del “re del Sangiovese”, c’è stata un’epoca in cui la maestria dei suoi artigiani - falegnami, carpentieri, ebanisti, orologiai, cuoiai e sarti - e di coloro che lavoravano con e per la natura come i potatori di olivi, boscaioli e legatori di viti, che portavano alto il nome della città. Oggi purtroppo, a Montalcino, di veri artigiani restano ben pochi - due ceramiste, un orafo, una sarta ed una tessitrice - a fronte di una tendenza che vede da una parte la scomparsa delle vecchie generazioni, depositarie di antichi segreti e maestrie, dall’altra le nuove generazioni che, sempre di più preferiscono lavori intellettuali, considerati più prestigiosi da un punto di vista economico e sociale, a quelli manuali. Probabilmente sarebbe utile che le istituzioni promuovessero percorsi di formazione professionale, concedessero spazi, magari fino a quel momento inutilizzati, in cui avviare attività artigianali, in forma di botteghe, laboratori o show room. L’obiettivo? Favorire uno sviluppo
imprenditoriale che vada a bilanciare la carenza di attività e la crescita a senso unico che ha caratterizzato Montalcino negli ultimi trent’anni.
dati a cura di 3BMeteo
29 novembre 2024 08:00