Finalmente, con questo pomeriggio, quasi allo scadere dell’anno, sono ufficialmente iniziati i festeggiamenti per i 550 anni dall’elevazione di Montalcino a Città.
Per l’occasione, il Comune di Montalcino, ha organizzato un convegno per ricordare le varie fasi che hanno preceduto e seguito quest’evento fondamentale per la storia di Montalcino che, da Castello rurale diviene una città a tutti gli effetti.
“Prima che fosse eretta la diocesi di Pienza e Montalcino - racconta agli intervenuti don Aldo Lettieri, sacerdote dell’arcidiocesi di Siena, Colle val d’Elsa e Montalcino - nella Toscana quattrocentesca vi erano solamente le quattro diocesi di Siena, Firenze, Arezzo e Chiusi. Montalcino era retto dall’Abate di Sant’Antimo che faceva capo alla diocesi aretina.Le cose, per Montalcino, cambino nel 1462 quando, il 13 agosto, con la Bolla Pro Eccellenti Papa Pio II, mutando il nome di Corsignano in Pienza, eleva quest’ultima e Montalcino a “civitates” in maniera definitiva e diventano due diocesi sotto lo stesso Vescovo”.
Nell’intervento di Bruno Bonucci, storico e studioso appassionato delle vicende di Montalcino, si illustrano gli eventi dei mesi in cui si sono giocate le carte. “Era il 21 febbraio 1462 quando, nella sala del palazzo dei priori dove era il consiglio del comune, tramite una lettera della signoria di Siena, la cittadinanza fu informata che Montalcino era stata elevata a Città.
Alla notizia furono organizzati spari dalla fortezza, campane e feste, ma furono anche momenti di tensione, poiché il divario tra Corsignano, piccolo borgo rurale, e il Castello di Montalcino, era enorme e la sede vescovile non poteva andare alla città natale del Piccolomini. Pio II ascolta le suppliche dei cittadini di Montalcino, ma non le tiene, nella pratica, in molta considerazione”.
Tra i vari interventi, risulta evidente l’indole anti-senese di Pio II, come racconta Fabio Pellegrini, in un suo libro dedicato proprio a Papa Piccolomini.
Ma la conferenza di questo pomeriggio, era dedicata anche alla presentazione della pubblicazione delle trascrizioni dello Statuto del Comune di Montalcino del 1415 curata dalla dottoressa Donatella Ciampoli. A fare gli onori di casa è spettato a Mario Ascheri, che attualmente insegna Storia del diritto medievale e moderno nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre dopo aver lavorato a Sassari e a Siena, che ha fatto un quadro generale sul Codice di Montalcino e che ha spiegato quanto importante sia questo libro, il più antico di Montalcino. Un concentrato di norme e gabelle, estremamente interessante per la sua complessità: “ricordo che lo Statuto risale a cinquanta anni prima che Montalcino divenisse città. Dalla struttura e dalla tipologia delle norme adottate a Montalcino si capisce come il Castello sia una vera e propria città satellite di Siena che influenza e proietta le sue leggi sul centro più importante appartenente alla sua giurisdizione”.
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