“Il nostro quartiere prende il nome dall’odierna Via Ricasoli che, essendo un piccolo borgo collocato immediatamente fuori alle fortificazioni, veniva comunemente chiamata “Borghetto”. Così Mario Pianigiani, forse uno dei volti più rappresentativi del Quartiere, descrive, ai microfoni della Montalcinonews, le origini del Borghetto. Dai colori bianco e rosso, il Quartiere, si sviluppa nella parte sud-ovest di Montalcino ed “è compreso tra lo storico Palazzo Comunale e la Fortezza. Il territorio del Borghetto, ricco di emergenze architettoniche quali il Palazzo Pieri, il Teatro degli Astrusi, la Chiesa di Sant’Egidio - originariamente collocata vicino alla Fortezza, distrutta dai senesi nel 1361 per l’ampliamento delle fortificazioni e ricostruita più in basso con i materiali provenienti dalla Chiesa più antica - ed il grande complesso di Sant’Agostino, copre una larga fetta dell’antico Terzo di Sant’Egidio”.
È proprio in queste vie che si è sviluppata, nei secoli, gran parte della storia di Montalcino: da quella militare a quella culturale, da quella mercantile. “Lo spirito mercantile del quartiere - prosegue Mario Pianigiani - è espresso alla perfezione da Federigo Pazzaglia il quale, da economo giudizioso, è riuscito a dividere, durante una cena del Quartiere, una forma di cacio, in ben 36 fette”.
Lo spirito del Quartiere nasce dall’attaccamento alla storia e alle origini di Montalcino: è questa la filosofia che i fondatori del Borghetto hanno cercato di trasmettere alle generazioni successive: “quando parlo di padri fondatori mi riferisco a Mario Lamoretti e ai fratelli Pescatori, che purtroppo non ci sono più, ma anche naturalmente a Ivo Caprioli che c’è ancora e che ancora si dedica a queste attività. È proprio lui a sostenere di aver vissuto, ovviamente sempre a Montalcino, in diverse epoche, a partire da quella etrusca. In riferimento a questo – dice Pianigiani - nei locali della Società è conservato un quadro importantissimo, dipinto 7 secoli fa. Guardando attentamente i volti della Vergine, del Bambino, degli Angeli e degli astanti, notiamo una certa somiglianza con personaggi di oggi, il che potrebbe far pensare che Ivo Caprioli, nelle sue “incursioni” nella storia, non fosse solo.”
Anche se Via Ricasoli rappresenta la strada più importante del Borghetto, quella più cara ai quartieranti risulta essere Via Panfilo dell’Oca: è qui infatti che si trovano la sede - la Chiesa di Santa Croce e l’annessa sacrestia acquisite dal Quartiere e finite di restaurare nel 2005 - e le stanze della Società, dedicata proprio al guerriero che da il nome alla via.
All’interno della ex-sacrestia, oggi Sala del Consiglio sono conservate tutte le vittorie del Borghetto a partire dalla prima, del 28 ottobre 1962, che fu il primo torneo di tiro con l’arco ad essere disputato. “Nel Borghetto abbiamo avuto diverse tipologie di arcieri, che hanno saputo dare il meglio in campo e hanno portato la Vitoria in Santa Croce: da quelli più spavaldi, come Enrico Bianchi detto “Garibaldi”, a quelli più introversi e timorosi come Giovanni Belviso detto “Il Fratello”; ma esiste anche un’altra tipologia di arciere, quello che, per esorcizzare la tensione della competizione e scendere in campo più tranquillo, prima della gara era solito bere, come una sorta di doping, qualche bicchiere di buon vino”.
Il Borghetto, attraverso la voce di Mario Pianigiani, fa trasparire una filosofia e una via che desidererebbe percorrere, che coinvolge non solo il mondo dei quartieri ma anche quello del Brunello. “Vorrei terminare con un auspicio - conclude Pianigiani - che ci siano sempre più rapporti tra questi due mondi per il bene della nostra città, per il suo accrescimento economico, per il rafforzamento della vita sociale e per il miglioramento dell’assetto urbano che vede oggi delle grosse carenze: ci sono infatti degli edifici fatiscenti, soprattutto Chiese che stanno per crollare e sarebbe importante lavorare tutti insieme per far sì che ciò non accada”.
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