Da una parte il caldo torrido che continuerà, secondo le previsioni, fino alla fine di agosto, dall’altra una cronica mancanza di acqua che perdura ormai da molti mesi: non è rosea la situazione in cui stanno maturando i grappoli di Brunello. A circa un mese dalla data prevista per l’inizio della vendemmia, Montalcinonews ha chiesto agli agronomi ed enologi di alcune tra le principali aziende del territorio di tracciare lo stato dell’arte dei vigneti, ed i risultati non sono confortanti. Gli esperti lasciano trapelare una certa preoccupazione, anche se, come sempre, la situazione va vista nei suoi sviluppi futuri: le prossime settimane saranno decisive per l’esito dell’annata.
Secondo Maurizio Marmugi, agronomo di Castello Banfi, “è ancora presto per formulare giudizi, si tratta di un’annata che va interpretata. Per il momento stiamo lavorando sulla gestione delle chiome e del terreno, per limitare i danni, ma le viti hanno un gran bisogno di acqua. Ovviamente speriamo che le piogge, se e quando arriveranno, non si trasformino in temporali…”. Nicola Biasi di San Polo è più ottimista: “sono abbastanza contento, la situazione è positiva: l’invaiatura, una delle fase più importanti per lo sviluppo dell’uva, è completata. A San Polo non ci sono appassimenti, e in questo ci aiuta l’altitudine: nonostante le alte temperature del giorno e la siccità di questo periodo, la notte è piuttosto fredda e permette alla pianta di riprendersi dallo stress subito durante le ore più calde.La data prevista per l’inizio della vendemmia, ad oggi solo indicativa, è verso il 15 settembre”. Federico Ricci del Paradiso di Frassina dimostra invece una certa cautela: “al momento le piante non dimostrano sofferenza, ma se questo caldo torrido e la mancanza d’acqua dovessero perdurare il rischio sarebbe un disequilibrio nella maturazione. La situazione va monitorata costantemente, l’augurio che tutti ci facciamo è che a fine mese arrivino le tante sospirate piogge che sono state annunciate dai meteorologi. Nel frattempo, essendo la nostra un’azienda biodinamica, stiamo dando alle viti degli speciali preparati a base di erbe per aiutarle a sopportare lo stress”. Stessa preoccupazione per Leonardo Bellaccini, agronomo di Campogiovanni-Agricola San Felice, secondo cui “non solo ci saranno effetti sulla quantità, con una riduzione stimabile sul 20-30%, ma ci saranno conseguenze negative sui vigneti anche in un’ottica futura. In particolare saranno le piante più giovani a risentire di questa situazione davvero estrema, mentre i vigneti più vecchi al momento resistono. Per fortuna la vite è una pianta con grosse capacità di recupero, e se nelle prossime settimane arriveranno piogge regolari riusciremo comunque a fare una buona vendemmia”. L’enologo Roberto Cipresso spiega che “in un’annata così calda e senza precipitazioni avremo una vendemmia “a macchia di leopardo”, in cui zone più assolate ed esposte ai venti non riusciranno probabilmente a garantire gli stessi standard qualitativi di altre annate, mentre altri versanti, considerati magari meno fortunati, quest’anno potrebbero stupirci in positivo. Molto dipenderà anche dagli interventi che sono stati fatti in vigna, sia sulle piante che sui terreni”. Ma Cipresso introduce anche una nota polemica: “visto che negli ultimi anni questo clima estremo sta diventando la norma, le varie denominazioni dovrebbero cominciare a prendere in considerazione l’irrigazione non più come pratica di soccorso, ma come una delle possibilità a disposizione dei viticoltori”. Cecilia Leoneschi, enologo di Castiglion del Bosco, opera una distinzione: “per quanto riguarda i vigneti sul versante della Maremma, molto ricchi in roccia e dunque particolarmente drenanti, si cominciano a vedere i primi effetti della siccità, con le foglie che stanno ingiallendo. Invece per quanto riguarda l’altro versante, caratterizzato da terreni più argillosi e dunque più ricchi di risorse idriche, non ci sono segni di stress: le viti stanno bene, e l’invaiatura è ormai terminata. Dunque è ancora presto per essere drastici sul giudizio dell’annata: se piove a breve termine le piante sono ancora in grado di riprendersi”. Anche per Massimo Bracalente, enologo di Caparzo, “occorre distinguere tra i vigneti in terreni profondi e argillosi, che hanno uno sviluppo regolare, e quelli invece che si trovano in terreni caratterizzati dalla presenza di rocce, dove si cominciano a cogliere i primi segnali di stress. Nulla di compromesso, ancora la situazione è recuperabile: tutto dipenderà dalle condizioni meteo dei prossimi 10-15 giorni, che saranno decisivi per il Brunello”.
dati a cura di 3BMeteo
14 dicembre 2024 19:30