A Montalcino se ne parla da anni: c’è chi la auspica, c’è chi la teme e c’è chi, come professor Attilio Scienza, uno dei massimi esperti di vitivinicoltura e ordinario di viticoltura all’Università di Milano, la considera un valore aggiunto. La zonazione, tema “caldo” non solo a Montalcino, consiste in un’indagine per lo studio del territorio, al fine di ripartirlo in zone omogenee. Il territorio di Montalcino, delimitato dalle valli dell’Orcia, dell’Asso e dell’Ombrone, assume una forma quasi quadrata, su cui possiamo immaginare una piramide: le facce delimitano i quattro versanti più importanti. “Sono convinto - spiega Scienza - che la zonazione rappresenti un vantaggio. Ma attenzione: non deve assumere il significato di classificazione, ovvero di giudizio di merito. La zonazione andrebbe fatta per due ragioni: la prima è che solo così si valutano e si valorizzano le diversità del territorio. A Montalcino ci sono almeno quattro grandi macro-zone che, all’interno, racchiudono altre sottozone. La differenza è frutto della combinazione di suolo e clima, a cui si aggiungono l’esposizione, l’altitudine, l’orientamento e altri fattori. Ogni territorio dà origine ad un vino particolare e diverso, che non è né migliore, né peggiore degli altri, ma semplicemente diverso. Così troviamo il Brunello più elegante, quello più strutturato, quello caratterizzato da maggiore acidità. Il consumatore ha il diritto di essere informato, per scegliere da questo ampio ventaglio di possibilità l’opzione che preferisce. La seconda ragione per fare la zonazione è che così si definisce il rapporto ottimale tra vitigno e ambiente, un
concetto che deve essere particolarmente caro ai viticoltori. Per coltivare al meglio le piante infatti occorre conoscere le caratteristiche del suolo, per scegliere il miglior clone, portainnesto, drenaggio, forma di allevamento, fittezza dell’impianto, concimazione e così via. Se si conosce al meglio ogni sottozona si sa anche come gestirla …”.
dati a cura di 3BMeteo
8 febbraio 2025 08:00